Il modello Rauscedo al convegno sui vitigni resistenti

SAN GIORGIO DELLA RICHINVELDA. Il cambiamento climatico sembra presentare il conto al mondo vinicolo. Un incontro promosso dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha messo in luce le strategie utili al comparto produttivo cooperativo per mitigare i danni del global warming. «Entro la fine di questo secolo – ha detto il presidente della Società meteorologica italiana Luca Mercalli –, la geografia del vino mondiale sarà inevitabilmente mutata. Oltre ad una riduzione delle superfici vitate, assisteremo ad una espansione dei vitigni in regioni o fasce altimetriche oggi considerate marginali o inadatte: è possibile stimare per la viticoltura mondiale un aumento di quota di circa 800 metri e di 650 chilometri di latitudine verso Nord».
L’acqua sembra emergere come problema principale per il vino. «In Italia – ha detto la coordinatrice Vino dell’Alleanza delle cooperative Agroalimentari, Ruenza Santandrea – c’è un pregiudizio contro la ricerca e la scienza. Eppure i vini che beviamo negli ultimi 50 anni sono frutto della ricerca in campo e in laboratorio. Ora, grazie ai vitigni resistenti, alla genomica e ai portainnesti di ultima generazione, abbiamo la concreta possibilità di produrre a chimica zero. Con evidenti benefici. Insieme alla ricerca, occorre che anche le aziende facciano la loro parte».
Nel corso del convegno sono stati elogiati capacità e intuito dei Vivai cooperativi di Rauscedo che hanno applicato questo modello di sviluppo. «Un passaggio epocale, lento, ma irreversibile», ha sottolineato Giorgio Giacomello, presidente di Fedagri Confcoperativi e membro del cda dei Vivai.
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