Il militare chiede i danni per l’uranio impoverito
Si ammalò dopo una missione militare in Kosovo a causa dell’esposizione all’uranio impoverito. Ora chiede i danni al ministero della Difesa. Spetterà al Tar di Trieste quantificare il risarcimento dovuto a un maresciallo capo dell’esercito italiano di stanza in provincia di Pordenone. Ieri le parti in causa si sono ritrovate dinanzi ai giudici amministrativi del capoluogo giuliano per discutere il caso. L’esito della perizia disposta dal tribunale lascia ben sperare.
«Sono stati certificati un’invalidità permanente – ha sottolineato l’avvocato Carmine Perruolo, che assiste il militare – di almeno il 50 per cento e vari danni alla vita di relazione. Il mio assistito, inoltre, non potrà ottenere avanzamenti di carriera a causa della malattia. Si tratta di voci di danno abbastanza consistenti. Ci siamo richiamati agli atti e da parte del ministero della Difesa non ci sono state contestazioni». Il Tar si è quindi riservato sulla decisione.
Il nesso causale fra l’insorgenza della malattia e la missione nei Balcani è già stato accertato dal tribunale dei lavoro di Pordenone nel 2016 e dalla Corte dei conti. È stata infatti riconosciuta la dipendenza da causa di servizio dell’infermità. Il ministero si era costituito in giudizio perché non riteneva cumulabili le elargizioni già riconosciute al militare (assegni vitalizi, esenzioni, etc) con il risarcimento del danno biologico. Il Tar, invece, ha statuito che il ministero è responsabile per i danni patrimoniali e non patrimoniali patiti dal maresciallo capo. —
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