Il medico di famiglia iraniano “adottato” dalla Carnia 20 anni fa

Il professionista è arrivato in Italia appena maggiorenne e si è stabilito in Friuli. «Sono perfettamente integrato, ai pazienti non interessa la mia provenienza»

FORNI AVOLTRI. Da 20 anni è medico di famiglia in Carnia. Da novembre assicura l’assistenza primaria di medicina generale anche nel comune di Forni Avoltri, dove è stato accolto dal sindaco Clara Vidale. Si chiama Hamid Reza Pousti, arriva da lontano, dalla città di Babol, in Iran, dove è nato 59 anni fa.

Ha fissato la sua residenza a Tricesimo, ma ora conta di stabilirsi definitivamente in Carnia, territorio che predilige e che sente ormai suo.

Per il suo lavoro – da anni ha lavorato come medico di guardia nei vari comuni della Carnia – ha scelto come base Verzegnis. Lo abbiamo incontrato nell’ambulatorio di Forni Avoltri, dove è già molto apprezzato dai suoi nuovi assistiti.

La carenza di attrattiva e di medici in montagna, fa sì che il dottor Pousti segua pure i cittadini dei due paesi limitrofi, Rigolato e Prato Carnico.

«Sono arrivato in Italia 40 anni fa – racconta Hamid Reza Pousti –, prima di approdare in Friuli ho girato in altre zone d’Italia e della Francia». Studente a Bologna, dove si poi è laureato, per due anni ha frequentato la specialità di chirurgia toracica all’università di Modena, quindi ha lavorato per un periodo, quale chirurgo in Francia, a Saint Etienne.

Stabilitosi a Udine, ha lavorato quale volontario per 10 anni al pronto soccorso e al reparto di cardiochirurgia dell’ospedale civile udinese. In Friuli il medico ha trovato pure l’amore: sua moglie Manuela Bozzato è originaria di Nimis. Hanno una figlia, oggi 22enne, Roxana, che studia odontoiatria in Spagna. «Appena 18enne ho lasciato l’Iran, attratto, come molti altri giovani, dalla possibilità di frequentare l’università in Europa». Appena arrivato, per 13 mesi ha frequentato l’Università di Perugia per imparare l’italiano prima di intraprendere gli studi di medicina.

«Nostalgia dell’Iran?», gli chiediamo. «Ho lasciato il mio paese da giovane. Da studente vivevo tra casa e scuola, conosco poco dell’Iran, paese che comunque visito ogni 12, 18 mesi, quando vado a trovare mia sorella. Per il resto mi sento più italiano e friulano, perchè qui ho trascorso gran parte della mia esistenza». Perfettamente integrato? «Si – afferma –. Mi sento vostro concittadino, la mia è stata una scelta e mi sono trovato benissimo».

Un matrimonio in particolare con la gente di montagna. «Mi trovo molto bene con i carnici. La Carnia mi piace, immersa nel verde, non distante dalla città, dove è facile recarsi in caso di necessità o nel tempo libero. Sono stato sempre bene accolto e non mi manca la frenesia dei grandi centri».

Una zona tranquilla dove Pousti progetta di vivere stabilmente una volta raggiunta la pensione». Mai avuto problemi con i pazienti per il fatto di essere iraniano? «No, non ci sono mai stati problemi del genere. Anzi, quando facevo le guardie mediche erano in molti a preferirmi piuttosto che recarsi dal medico di base o al pronto soccorso. Ancora oggi in molti mi chiamano, magari anche per un solo saluto».

E l’Iran, com’è dopo 40 anni?. «La gente è contenta, non ci sono problemi di migrazione per motivi economici o di guerra. Molti giovani però desiderano venire a studiare in Europa, ma con l’intento di rientrare in patria». Quando era medico di base a Paularo, Pousti è entrato in contatto con una quindicina di migranti provenienti dal Pakistan e Bangladesh.

«Ho avuto con loro – conclude Pousti – un ottimo rapporto. Venivano spesso da me anche per motivi non di salute. L’afgano è una lingua simile a quella dell’Iran, per cui i rapporti per loro erano molto facilitati. Altrimenti ci confrontavamo in altri idiomi, francese o inglese». E, dopo la chiacchierata, ci saluta con un “mandi”.

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