Il mandi di D’Aronco a Napolitano: «Da Giorgio lezione di unità per il Friuli»

Il saluto al presidente della Repubblica di uno dei padri dell’autonomismo. «Impariamo il dialogo e teniamoci stretta la Specialità»

UDINE. Una lezione di unità per il Friuli. Un invito a non disperdere le forze soprattutto quando si tratta di difendere un valore così importante come la specialità in un momento in cui i rigurgiti neocentralisti sono sotto gli occhi di tutti e il federalismo ha il fiatone.

A dirlo è Gianfranco D’Aronco, uno dei padri dell’autonomismo friulano: nel 1947, assieme a Pasolini e Chino Ermacora, fondò il Movimento popolare friulano. E nello stesso anno firmò per il Friuli, con i rappresentanti di Valle D’Aosta, Trentino e Sud Tirolo, la “Dichiarazione di Desenzano” per la nascita delle autonomie regionali previste dalla Costituzione.

E ieri, nel giorno del commiato del capo dello Stato dal Colle, ha invitato i friulani a raccogliere il messaggio di unità insito nel comportamento di Napolitano per evitare che la battaglia in difesa della Specialità possa venire ammorbidita da inutili e perniciose divisioni interne.

«Mi pare un buon segno - afferma D’Aronco nel commentare l’ultima giornata da presidente della repubblica di Napolitano - che oggi da più parti si sentano parole di elogio e di apprezzamento verso Giorgio Napolitano. Si direbbe che c’è in Italia, finalmente, un comune sentire che in poche occasioni si riscontrava, almeno nell’ambiente politico. Oggi addirittura c’è approvazione o comprensione sincere, pare, tra singolo e gruppi che anni or sono erano in conflitto. E tutto questo è sicuramente un bene».

Secondo D’Aronco questo significa anche che «qualcosa è maturato, che qualche irrigidimento si è addolcito, che sono stati riconosciuti dei torti reciproci. I principi restano immutati, ma il dialogo s’impone. Ecco: Giorgio Napolitano si è dimostrato l’uomo del dialogo come del resto e naturale data l’alta posizione che occupava. E’ ora di fare pace almeno a casa nostra».

Da qui, l’invito di D’aronco, a seguire l’insegnamento di Napolitano. Alla domanda, infatti, su come il presidente uscente abbia affrontato o sia stato di giovamento alla causa della Specialità, D’Aronco risponde in questo modo.

«Impariamo, dunque, tutti, anche nel mostro piccolo. Dico - sottolinea appositamente - tra noi friulani». Poi, l’affondo: «Abbiamo ottenuto cinquant’anni fa - argomenta - sia pure a mezzadria la nostra Specialità regionale. Alcuni la vorrebbero rafforzata. Altri tendono, invece, ad annacquarla».

Infine, l’appello: «Anziché accentuare punti di vista differenti, teniamoci stretto quanto abbiamo conquistato. Certo è che la lotta dei centralisti è in pieno svolgimento. Sta in noi farci valere». Una lunga pausa. D’Aronco non vorrebbe essere tirato per la giacca sul toto candidato. Poi, tuttavia, cede alle insistenze.

«Mi pare - dichiara con molta cautela - che sotto sotto potrebbe spuntarla Prodi, almeno ascoltando un po’ quanto si dice in questi giorni. Ma è soltanto per fornire un nome che mi è stato richiesto. Non so davvero come andrà a finire e chi la spunterà. L’importante è che il prossimo sia un degno successore di Giorgio Napolitano».

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