Il gruppo Doimo punta a diventare un polo del design made in Italy

La dinastia dell’arredamento ha costituito una holding L’obiettivo: la crescita internazionale delle sei aziende
Roberta Paolini



La famiglia Doimo prepara la svolta e si candida ad essere un polo del design made in Italy a livello internazionale. La dinastia dell’arredamento ha costituito una holding sotto cui raggruppare le diverse aziende tra Treviso e Pordenone.

La società si chiama WeDo, ha sede a Padova, presidente è Andrea Olivi, ex presidente della Fiera di Padova. La holding è nata per volontà dei quattro fratelli eredi di Ettore Doimo (Enza, Elis, Edy ed Eros), ognuno con il 25% del capitale, ed è stata generata per accelerare il percorso di crescita internazionale delle aziende di proprietà, attraverso un nuovo modello di sviluppo e di managerializzazione.

Sotto WeDo sono comprese sei aziende attive nei settori della casa, delle cucine, dell’ufficio e delle comunità/healthcare: Doimo Cucine Srl, Arrital Srl, Copat Life Srl, Frezza Srl, DVO Srl e Mis Medical Srl.

I quattro fratelli hanno scelto questa strada per imprimere una svolta al gruppo, managerializzarlo e aumentare la spinta internazionale. Fuori dal perimetro già dal 2013 le altre società Doimo, attribuite ad altri componenti della famiglia.

«È un progetto rivoluzionario nel mondo del mobile che non trova simili esperienze prima di noi – spiega Olivi – con un ramo della famiglia Doimo abbiamo fatto confluire capitali e investimenti all’interno di un’azienda di proprietà che avesse l’obiettivo di fare acquisizioni e svilupparsi ancora di più all’estero. Tenendo conto che per noi il mercato local è l’Europa per cui gli sbocchi da conquistare sono Cina e Stati Uniti».

Olivi non vuole arrendersi all’evidenza che se la parola design nel mondo vuol dire Italia poi «non puoi presentarti come player di primo piano se fai 30 milioni di ricavi».

I soci di minoranza presenti nelle aziende che compongono il gruppo sono stati liquidati «in modo da gestire consensualmente la costruzione di questa holding» precisa Olivi, che sulla carta nel 2020 aveva 120 milioni di fatturato consolidato.

«Ma con il portafoglio ordini attuale siamo tranquillamente attorno ai 150 milioni di consolidato» aggiunge l’amministratore delegato Ivano Selvestrel. «Abbiamo studiato il mercato e abbiamo cercato di capire come il capitale poteva essere massimizzato attraverso un forte piano di sviluppo. Vogliamo costruire una massa critica anche con altri soggetti, fare alleanze e acquisizioni ma anche utilizzare tutti gli strumenti che possano favorire l’integrazione orizzontale tra diversi settori dell’arredo e in diversi ambiti di mercato. Il nostro obiettivo è esprimere appieno una realtà italiana fino a una dimensione all’altezza del nostro design».

L’orizzonte è denso di iniziative da intraprendere per WeDo, spiega Selvestrel. «Intendiamo da subito allargarci ad altri segmenti, l’area dell’imbottito che noi oggi presidiamo con Frezza è dedicata al mondo ufficio e contract, la vogliamo estendere anche al mondo casa. Il secondo passo sarà rafforzare subito la presenza nel mercato domestico europeo, il posizionamento che abbiamo in Italia va raggiunto anche in Spagna e Francia. E poi lo sviluppo internazionale che va fatto con investimenti importanti, anche produttivi, perché diventa antieconomico e poco efficiente attraversare l’Oceano Atlantico per portare una cucina».

In pipeline anche delle acquisizioni: «Entro la fine dell’anno, due/tre operazioni le vorremmo concludere» anticipa l’amministratore delegato. —





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