Il Friuli verso la fase 2, Fedriga: «Noi siamo pronti, ma l'ok deve arrivare da Roma»

UDINE. Non chiude alla proposta di Anna Mareschi Danieli, ma nemmeno spalanca le porte (politiche) alla presidente di Confindustria Udine Massimiliano Fedriga. No, per due motivi: la complessità di un’eventualità del genere e, soprattutto, il fatto che non sia la Regione a poter decidere quando e cosa fare riaprire.
«L’ultimo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri – ha spiegato il governatore – consente alle Regioni di applicare provvedimenti soltanto se ulteriormente restrittivi rispetto a quanto legiferato a Roma, non più leggeri. Nel caso, quindi, toccherà a palazzo Chigi decidere se e come riaprire le attività produttive.
E una ripartenza divisa per singoli territori può avvenire soltanto fermando la mobilità intra-regionale. Adesso non è così perché i dipendenti che ancora lavorano per le aziende del Friuli Venezia Giulia possono arrivare da ovunque. Dovremmo, quindi, impedire ad alcuni di loro, improvvisamente, di muoversi e non mi pare così semplice».
Quello che conta per Fedriga, in realtà, è altro. «Come Regione stiamo lavorando assieme alle categorie, e spero ai sindacati – ha spiegato –, a un piano per le aperture in modo tale da non farci trovare impreparati. Non mi stupirebbe, infatti, che il Governo emanasse un nuovo decreto a mezzanotte, valido per il giorno successivo. In quel caso, perciò, il sistema produttivo del Friuli Venezia Giulia dovrà essere pronto a ricominciare».
Fedriga ha incontrato industriali e categorie in videoconferenza assieme agli assessori Sergio Bini e Barbara Zilli che hanno presentato le misure messe in campo fino a questo momento dalla giunta.
«Parliamo di semplificazione dei tempi di erogazione e delle domande di contributo su tutte le linee contributive – hanno detto –, ma anche dell’immissione di liquidità per rispondere alle esigenze delle imprese. Già disponibili per le aziende, inoltre, ci sono circa 68 milioni di euro tra fondi dei Centri di assistenza tecnica e delle Camere di commercio che contribuiremo a sbloccare mettendo a disposizione una task force della direzione delle Attività produttive. Inoltre, con il posticipo del pagamento dei mutui tramite il sistema del Frie metteremo in circolo circa 200 milioni di euro».
Sulla liquidità, infine, Zilli ha espresso l’esigenza di poter essere autorizzati dallo Stato a contrarre debito anche per sostenere le spese correnti. —
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