Il Friuli torna zona gialla per 48 ore ma più della metà dei ristoratori non ha riaperto: «Non conviene»

Troppo poco conveniente aprire per soli due giorni, senza avere certezze che da lunedì 11 le cose tornino alla normalità: "Due giorni, un inutile contentino"
Il cartello dell'osteria Florio a sinistra e porte chiuse dell'osteria Parcè no
Il cartello dell'osteria Florio a sinistra e porte chiuse dell'osteria Parcè no

UDINE. «Aprire un pubblico esercizio non è come aprire il portone del garage di casa». Comincia così lo sfogo di Giammarco Merluzzi, ristoratore che ha affisso davanti al suo locale, l’osteria Florio di piazza Bolzano, tutta l’amarezza per come il governo sta gestendo questa fase di emergenza Covid.

La girandola di colori, che per 48 ore ha catapultato il capoluogo friulano in zona gialla, facendolo tornare in zona arancione nel fine settimana, ha spinto più di un ristoratore su due a tenere chiuse le porte. Troppo poco conveniente aprire per soli due giorni, senza avere certezze che da lunedì 11 le cose tornino alla normalità. «Far aprire due giorni – si legge ancora sul cartello davanti all’osteria Florio – poi richiudere e fare aspettare domenica sera per sapere se lunedì la regione è gialla, arancione o rossa, non è solo dimostrazione di disorganizzazione e incapacità, ma è un insulto a chi lavora».

Parole condivise da molti addetti ai lavori, che puntano il dito sulle scelte del governo soprattutto per l’impossibilità di programmare le attività alla base di un ristorante o di una locanda. «Chi decide le fasce di colore da un giorno all’altro – si chiede Merluzzi – sa che in un’attività si deve fare la spesa, pensare ai menù da proporre, fare un minimo di promozione tra i clienti? Come si può pensare che tutto questo si riesca a fare da un giorno all’altro? Senza contare il discorso dipendenti: oggi sono in cassa integrazione, per farli tornare al lavoro serve tempo».

Merluzzi pone l’accento anche sul tema della sicurezza: «Se è sicuro è giusto aprire le attività, se non è sicuro meglio restare chiusi. Chi mi assicura che lavorando fino alle 18 riduca il rischio, o al contrario che tenere aperto fino alle 22 sia più pericoloso? Credo che questi due giorni di zona gialla – evidenzia l’oste – servano soltanto per dare un contentino agli operatori. Un modo per farli smettere di lamentarsi».

Uno stratagemma, che evidentemente, non funziona con tutti, visto che stando ai dati della Fipe Confcommercio, più del 50% dei ristoranti, in Fvg, resta chiuso. E chi riapre, lo fa senza dipendenti: «Facciamo da soli – ammette Massimo Quintavalle dell’osteria Al Lepre di via Poscolle – abbiamo bisogno di fatturare, non possiamo continuare a restare chiusi. Stiamo rischiando grosso».

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