Il fagiolo di San Quirino sarà presidio Slow Food

SAN QUIRINO. Il fagiolo antico di San Quirino a gennaio diventerà un presidio Slow Food. Sarà anche il primo presidio Slow Food in Friuli Venezia Giulia dedicato a un legume.
Fino a due anni fa questa qualità di fagiolo era un’anonima semente che veniva coltivata nell’orto di casa, tramandata di generazione in generazione all’interno della famiglia Rossi Mel di San Quirino. Era l’elemento base della classica minestra di fagioli della tradizione contadina, da sempre consumata in famiglia.
Poi, per caso, nel 2015 la scoperta: si tratta di una qualità unica nel suo genere in Italia e i terreni coltivati – secondo un procedimento rimasto invariato nel tempo e del tutto naturale – si trovano soltanto a San Quirino. Gli unici, in paese, che ancora conserverebbero le sementi sono gli stessi Rossi Mel, due fratelli e il marito di lei.

I produttori. L’azienda agricola Rossi Mel-Arnese dei coniugi Roberta Rossi Mel e Donato Arnese e il fratello di lei, Cristian Rossi Mel, due anni fa hanno avviato il percorso che ha fatto assurgere questa qualità di fagiolo al rango di “prodotto agroalimentare tradizionale” da tutelare.
«A casa nostra – raccontano i due fratelli – i nonni paterni hanno sempre coltivato questo fagiolo che piaceva a tutti e così abbiamo continuato a fare anche i miei genitori e noi figli. Mai avremmo immaginato di avere tra le mani un prodotto così raro».
A “convincere” i coniugi Arnese sono stati degli amici, un giorno di due anni fa, durante un pranzo a casa. Erano rimasti talmente colpiti dalla particolarità del gusto e dalla bontà della zuppa di fagioli di famiglia che hanno suggerito loro di andare a fondo.
«Per curiosità – aggiunge Arnese – abbiamo quindi contattato l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale e, attraverso loro, abbiamo scoperto che questo tipo di fagiolo non lo avevano mai visto in Friuli».

Il percorso. Nel dicembre 2015 i tre agricoltori hanno quindi seguito i consigli dell’Ersa e hanno presentato domanda di iscrizione all’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali del ministero delle Politiche agricole, nel quale questo legume è stato iscritto con il nome di “Fagiolo antico di San Quirino”.
Nel maggio del 2016 è seguita la certificazione da parte dell’Ersa. Contemporaneamente sono nati anche i contatti con Slow Food Italia, che ha analizzato nella sua sede e centro di ricerca di Bra il fagiolo coltivato a San Quirino, decretandone la sua unicità.
I requisiti. Non basta solamente che il prodotto sia tradizionale: perché sia riconosciuto come presidio Slow Food. È necessario che anche la sua coltivazione rispetti certi crismi della tradizione.
A “certificare” che il metodo di coltivazione utilizzato dalla famiglia Rossi Mel-Arnese è davvero quello antico è stata la nonna paterna dei Rossi Mel, con una lettera autenticata dall’allora sindaco Corrado Della Mattia e consegnata a Slow Food.
«Dalla semina, al raccolto alla selezione delle sementi che si basa su segreto di famiglia, tutto è fatto rigorosamente a mano – dice Cristian Rossi Mel – a eccezione della sola attività di rincalzo del terreno».
Il Comune. Per istituire un Presidio serve il sostegno di un ente pubblico e da qui la richiesta avanzata da Slow Food all’amministrazione comunale di San Quirino, guidata dal sindaco Gianni Giugovaz.
La giunta non si è fatta scappare l’occasione di promuovere il territorio e ha deliberato la sua compartecipazione alle spese sostenute da Slow Food con un sostegno economico parziale di 3.500 euro, pari a un terzo del costo totale. La restante parte sarà coperta dai produttori e dagli sponsor privati.
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