Il dottor Bertoli lascia Arriva il sostituto, ma è “provvisorio”
cordenons
Da oggi è in pensione per raggiunti limiti di età il dottor Giovanni Bertoli, uno degli storici medici di famiglia di Cordenons. Ha anticipato di pochi mesi il compimento dei 70 anni, che festeggerà nel 2021, e ha deciso di lasciare, presentando ancora a settembre le dimissioni all’Asfo.
Ieri è stato l’ultimo giorno di lavoro nell’mbulatorio di via San Pietro. Da lunedì al suo posto subentrerà il dottor Marco Rocchetto, 33 anni, di Maniago al suo primo incarico come medico di base: ha aperto l’ambulatorio nel condominio Al Parco, in piazza della Vittoria. Rocchetto ha terminato lo scorso anno il corso regionale di abilitazione alla medicina di base e ha già alle spalle anni di attività in guardia medica; fa anche parte del gruppo dei medici dell’Usca per l’assistenza domiciliare del pazienti Covid-19.
«Il momento è complicato – commenta Rocchetto – ma garantirò una continuità assistenziale agli assistiti del dottor Bertoli con entusiasmo».
Quello di Rocchetto è un incarico temporaneo, in attesa che il prossimo anno la Regione individui i nuovi medici titolari all’interno delle zone carenti, tra le quali c’è anche Cordenons.
Intanto, dopo la scomparsa della dottoressa Sandra Bertoli, deceduta nel 2017, e i pensionamenti di Gianni Segalla nel 2018, Elio De Anna nel 2019 e Pietro Turchet a ottobre, con la pensione di Bertoli si segna un altro passo verso il cambio generazionale dei medici di base del territorio. Bertoli ha esercitato la professione in città con una specializzazione in diabetologia, dal 2 luglio del 1996. Prima di aprire l’ambulatorio aveva esercitato per 17 anni nel reparto di medicina quindi in quello di diabetologia dell’ospedale di Pordenone.
Come medico di base faceva parte della medicina di gruppo integrata composta dai colleghi Cancian, Ponga, Bosa, Lucchetta e Bigai, l’unico a operare fuori dal poliambulatorio di via del Makò.
«Faccio parte delle vecchia guardia dei medici di famiglia – dice Bertoli –, di quelli cioè che hanno iniziato senza grandi strumentazioni e tecnologie. Ventiquattro anni trascorsi con i miei pazienti non sono pochi e ciò che in questo ultimo periodo mi ha fatto più piacere sono state proprio le manifestazioni di affetto che ho ricevuto da loro. Ciò che mi rasserena è che per i miei assistiti ci sarà una continuità assistenziale». –
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto