Il dolore e i dubbi dei vicini: "I piccioni non c’entrano"

L’incredulità di un paese: sono partiti verso metà agosto e stavano benissimo. «Impossibile che la causa siano i volatili: viviamo a fianco, mai avuto problemi»
Varmo 2 Ottobre 2017. Morti sospette nella frazione di Santa Marizza. © Petrussi Foto Press
Varmo 2 Ottobre 2017. Morti sospette nella frazione di Santa Marizza. © Petrussi Foto Press

V ARMO Avevano già programmato di tornare a Santa Marizza, proprio a ottobre. Amavano il silenzio della campagna. Amavano quella casa con il giardino. Amavano partecipare alla vita del piccolo borgo rurale, intriso di storia e di cultura.

Per Patrizia Del Zotto tornare qui significava tornare alle sue origini. Rincontrare la famiglia, rivedere il suo Friuli. E godersi la pensione dopo il lavoro all’azienda Dell’Orto Tessuti. Un amore per Santa Marizza che la accomunava al marito Enrico Ronchi. «Amava moltissimo trascorrere qui le vacanze, il marito mi diceva spesso che sarebbe venuto a viverci definitivamente perché si trovava bene e gli piaceva questo silenzio a cui non era abituato a Nova Milanese.

E infatti ci tornavano almeno tre o quattro volte durante l’anno». È il ricordo di Luigi Pittana, vicino di casa. Aiutava la famiglia Del Zotto a gestire l’abitazione “a distanza”, tagliando l’erba quando occorreva. Lo incontriamo a ora di pranzo, qualche ora prima della notizia della morte del padre di Patrizia, Giovanni Battista.

«Li avrei chiamati in questi giorni per avvisarli che c’era il sole e che potevano venire quando volevano. E invece siamo stati raggiunti da questa terribile notizia. C’era un rapporto di amicizia e non riusciamo davvero a credere a quanto sia accaduto».

Anche la moglie Eda non si capacita. «Patrizia e il marito – racconta – sono arrivati a inizio agosto e sono andati via verso il 15. Stavano benissimo, così come gli altri familiari che sono arrivati e ripartiti più tardi. Secondo noi è impossibile che la causa della sua morte sia riconducibile ai piccioni. Sì, ce ne sono alcuni nel fienile vicino alla loro abitazione, ma noi viviamo qui a fianco e non abbiamo mai avuto problemi di questo genere.

Ci hanno detto che Patrizia era allergica ai metalli pesanti e quindi magari hanno inalato o mangiato qualcosa che a lei è stato fatale. Sono solo ipotesi, non abbiamo altre spiegazioni». Ricordano Patrizia come «una persona socievole, carina, simpatica, con cui andavamo molto d’accordo. Insieme a Enrico frequentava la sagra del paese e partecipava alla vita del nostro borgo.

Lei e il marito stavano proprio bene qui». Nella casa di via Thanner erano poi arrivati i genitori di Patrizia, papà Giovanni Battista di 94 anni e la mamma Gioia di 88 insieme alla sorella Laura e alla badante. Santa Marizza ieri ha dovuto dire addio anche a “Giobatta”, come tutti lo chiamavano.

Lui alpino, reduce di Russia. Fu chiamato alle armi a 20 anni e inquadrato nel battaglione Vicenza della Divisione Alpina Julia. Fu catturato e finì tra i 95 mila italiani dispersi riuscendo a sopravvivere al freddo, alla fame, al lavoro forzato durante la prigionia. Diceva di essere «un miracolato e di essersi salvato perché prima della guerra aveva lavorato in grandi cantieri edili e sapeva fare il trattorista».

Quando rientrò in Friuli, si trasferì subito dopo a Nova Milanese, dove venne assunto come dipendente nel Comune di Seregno diventando capo degli operai del settore dei lavori pubblici.

Un dolore grande per i familiari di Santa Marizza. Che ora attendono di ricevere buone notizie dall’ospedale di Desio dove sono ancora ricoverate sotto osservazione la sorella Laura e la mamma Gioia. «È veramente un momento di dolore per tutti noi, difficile da commentare – racconta Pietro Spagnol, cugino di Patrizia –. Non riusciamo veramente a capire che cosa sia successo.

L’altro fratello di Patrizia, Domenico, è venuto qui a inizio settembre e non è stato male a quanto ci risulta. E adesso è distrutto dal dolore per aver perso improvvisamente sua sorella e suo padre». C’è silenzio a Santa Marizza quando ce ne andiamo. Interrotto solo dal tubare di qualche piccione in un vecchio stabile dall’altra parte della via e dall’abbaiare di due cani allertati dalla presenza di estranei.

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