Il cavalcavia della discordia che nel 1982 divise la città

Il “Trio di Rdf” si oppose all’opera in viale Cadore, voluta dal sindaco Candolini Nico Grilloni ancora oggi ne parla con fervore: un giorno sarà demolito
Udine 07 Agosto 2013 via pieri cavalcavia Telefoto Copyright Petrussi Press Turco
Udine 07 Agosto 2013 via pieri cavalcavia Telefoto Copyright Petrussi Press Turco

Nel 2013 è il parcheggio di piazza Primo maggio, nel 1982 era il cavalcavia di viale Cadore. Oggi sulle barricate sono centrodestra e centrosinistra, allora erano il “Trio di Rdf” e il sindaco Angelo Candolini. Conosciamo tutti l’epilogo della storia, ma a distanza di 31 anni Nico Grilloni, mattatore delle serate che gli udinesi passavano davanti al televisore inchiodati alle frequenze di Radio telediffusioni friulane, è ancora convinto dell’inutilità di quell’opera «costata dieci volte di più della soluzione a raso». E poi: «Il cavalcavia sarà demolito, un giorno».

Grilloni è laconico. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quegli scontri, ma quando ne parla pare li abbia vissuti un giorno fa. «Costò 2 miliardi e 600 milioni di lire, mentre la soluzione a raso con un’aiuola e quattro semafori costava 250 milioni. Era e resta un’opera impropria per ubicazione e costi». Poi, guardando all’urbanistica contemporanea, Grilloni rafforza la tesi: «Già ora per passare da via Pieri a viale Cadore non è più necessario salire sul cavalcavia. E la strada inversa è ostacolata soltanto da un’aiuola messa lì per giustificare quell’obbrobrio».

Negli anni Ottanta le serate degli udinesi erano scandite dalle tavole rotonde trasmesse dagli studi di via Sabbadini. «In fondo alla strada sulla sinistra, poi quegli spazi diventarono la sede del Coni», ricorda Grilloni. Davanti alla telecamera si alternavano urbanisti, ingegneri e architetti, incalzati dalle domande del “Trio di Rdf”: Grilloni, l’avvocato Giuseppe Silvestro detto “Pucci” e l’ex funzionario dell’allora Usl 7, Mario Fagiolo. «Eravamo l’emittente del Triveneto più seguita – ricorda Grilloni – perché la gente non capiva la necessità di quell’opera. Tutti i tecnici del settore ripetevano che il cavalcavia non si doveva fare. Il sindaco Angelo Candolini non rispose mai ai nostri inviti». «D’altro canto, l’establishment di allora non era abituato alle critiche – continua Grilloni che tra poco pubblicherà un libro sulla vicenda – e noi non rappresentavamo una forza politica, eravamo persone che ritenevano inutile e dannosa quell’opera».

Dalle ceneri di quella diatriba, però, si originò una contesa politica. «Non volevamo, mi creda – giura Grilloni –. È stato Candolini a sfidarci. Nessuno aveva ambizioni politiche anche perché se le avessi avute, quando qualche anno dopo Almirante, leader del Msi-Dn, mi chiese di entrare in Parlamento, avrei accettato. Ma gli dissi di no perché non avevo intenzione di dedicarmi all’attività politica». Con Candolini, invece, le cose andarono diversamente. «Fui sfidato - rimarca Grilloni da buon siciliano -. “Lei crede di avere molto seguito, ma noi friulani siamo quelli del mugugno: quando dobbiamo scegliere sappiamo scegliere”, esclamò Candolini. A quel punto non potevo sottrarmi. Ritornai in redazione e convocai una riunione. “Dobbiamo candidarci”, dissi rivolto a Silvestro e Fagiolo. Da indipendenti fra i socialdemocratici agguantammo i primi tre posti fra i più votati della lista. Quarto arrivò Franco Della Rossa. Ma pochi mesi dopo ci fu la disgrazia che colpì Candolini: le elezioni si tennero a maggio, il sindaco morì a ottobre».

Michela Zanutto

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