Il capannone ex Bertolini resta sotto sequestro Inquietudine tra i residenti



Scolorito e stracciato in più punti. Quel fettucciato bianco e rosso sul portone della ex Bertolini, nella zona artigianale e industriale di Mossa, resiste a malapena al vento e alle intemperie. Ma la struttura è ancora sotto sequestro, chiusa, sbarrata. E, nel piccolo paese isontino, più di qualcuno esprime inquietudine perché è tutto fermo e il materiale (le ecoballe di plastiche) custodito abusivamente al suo interno è ancora lì.

Conferme arrivano dai carabinieri di Gorizia che si limitano a confermare che il capannone è ancora sotto sequestro. «Abbiamo inviato tutte le carte alla Procura della Repubblica e siamo in attesa - sottolineano i militari dell’Arma -. I rifiuti sono ancora all’interno del vecchio stabilimento. E sarà l’autorità giudiziaria a decidere quale sarà la loro destinazione finale».

Il sindaco Elisabetta Feresin, dal canto suo, fa una doppia considerazione. Prima di tutto, ringrazia i carabinieri. «Grazie al loro intervento tempestivo - le sue parole - è stata bloccato un traffico che sarebbe potuto degenerare». La seconda osservazione va perfettamente in linea con le inquietudini della cittadinanza. «Mi auguro che la procedura si concluda nel più breve tempo possibile per avere la possibilità di dare un futuro produttivo a quell’area», rimarca. Un’area che offriva occupazione a decine e decine di persone. E il suo nome era conosciuto in tutto il Friuli Venezia Giulia e pure fuori dai confini regionali. “Bertolini” era un’azienda molto nota, specializzata nell’importazione di pollami e selvaggina dall’allòra Jugoslavia. Intere catene di supermercati acquistavano i suoi prodotti. E nel medesimo ambito c’era il conosciuto supermercato omonimo che abbracciava un’enorme scelta di prodotti, molti dei quali biologici. Arrivò la crisi e la Bertolini andò fallita, lasciando a casa tutti i suoi dipendenti. Un’eclissi tremenda. Da motore di sviluppo, l’azienda si trasformò in brevissimo tempo in terra di nessuno. Nel 2015 si verificò anche un incendio dai contorni mai del tutto chiariti: andarono a fuoco rifiuti e vecchie suppellettili custodite all’interno di uno dei tre capannoni del complesso che ospitava, tempo fa, il supermarket. Non venne escluso il dolo ma, nelle settimane successive, non si seppe più nulla degli sviluppi investigativi.

“Bertolini” salì nuovamente alla ribalta della cronaca nel 2017 quando la Prefettura prefigurò la sua trasformazione in struttura di accoglienza per richiedenti asilo dell’alloggio del custode del vecchio stabilimento di lavorazione delle carni. Il paese manifestò netta contrarietà e l’amministrazione comunale riuscì a stoppare in extremis il progetto perché, urbanisticamente, in quella zona potevano (e possono) essere ospitate solamente attività di carattere produttivo e non di aggregazione. L’area, oggi, è in preda al degrado. Ed è diventata sede (abusiva) di ecoballe di materiale plastico e posta ancora sotto sequestro. —



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