Il business del futuro è la nocciola: parte la sfida di Francesco e Paola

CIVIDALE. I noccioli si affermano sul mercato e loro sono i primi in zona a lanciarsi nell’avventura di una coltivazione intensiva accodandosi all’esperienza di appena un paio di altri pionieri regionali.
L’imprenditore agricolo cividalese Francesco Valentinuzzi, un passato nel mondo del vino e un futuro orientato verso la creazione di una filiera corta, a km zero o suppergiù, nel segno della nocciola appunto, ha imboccato con la sua compagna, Paola Zuliani (originaria di Osoppo), una strada che ha il sapore dell’avanguardia: tre ettari con piantumazione a cespuglio, soluzione che dovrebbe garantire il massimo della resa, a Ipplis di Premariacco, località Braidis.
La coppia non ci ha pensato su più di tanto, dopo essersi documentata: la golosa nocciola promette infatti di trasformarsi nel business agrario dei prossimi anni, considerato che il colosso Loacker ha lanciato una capillare campagna per la specifica produzione. «Il fabbisogno di nocciole era finora decisamente sottostimato», spiega Paola, raccontando che l’idea di partenza guardava alle arachidi, ma che una valutazione più attenta ha indotto a virare verso l’altro genere di coltivazione.
«Molte aziende ormai – motiva – lavorano con le nocciole, tanto che il fabbisogno italiano, appunto, è di gran lunga superiore alla disponibilità di prodotto nazionale. Oggi le coltivazioni principali si trovano in Piemonte e soprattutto nella zona di Viterbo, culla delle noccioline italiane. La maggior parte del mercato di settore si basa sull’importazione dalla Turchia. Data la situazione la Loacker sta incoraggiando gli imprenditori agricoli ad adeguarsi rispondendo all’esigenza che si manifesta».
«Perché non cogliere la palla al balzo?», hanno pensato allora Valentinuzzi e signora, passati dalle parole ai fatti acquistando un ampio appezzamento a Ipplis e mettendo a dimora ben 4.650 piante, già a un certo stadio di sviluppo. «Hanno due anni – dice Paola Zuliani –. Perché inizino a fare frutti bisognerà attenderne ancora due: contiamo di avere il primo raccolto nel 2020: le stime a pieno regime sono di una produzione di 40 quintali a ettaro».
Ma “La corte del nocciolo”, questo il nome di battesimo della tenuta, ospita pure una seconda sperimentazione senza precedenti, in loco, che i titolari sperano sia premiata da successo: «Stiamo testando – spiegano – la coltivazione della patata viola, tubero sudamericano la cui destinazione sarebbe il settore dell’alta ristorazione. Siamo i primi a provare: bisogna vedere come la pianta risponde al tipo di terreno in cui è collocata».
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