Il bonus anti-povertà divide il Consiglio

UDINE. Sulla necessità di una misura di welfare a sostegno delle famiglie in difficoltà le forze politiche in Consiglio regionale si fanno eco l’un l’altra. È nel merito dello strumento che le differenze emergono. Più o meno marcate.
A partire dal Ncd, il cui capogruppo, Alessandro Colautti, non boccia ma discute l’impostazione data dalla giunta al provvedimento, le cui linee guida sono state approvate venerdì. Si tratta di un contributo massimo di 500 euro al mese per un anno a nuclei familiari il cui Isee non superi i 6 mila euro l’anno. L’impronta, a sentire Colautti, è un po’ troppo assistenzialistica.
«Mi pare una manovra contro la povertà figlia di una politica caritatevole, sorella degli 80 euro di Renzi – dice il leader di Ncd –. Credo invece si potrebbe spingere un po’ di più sull’impegno delle persone che ricevono l’aiuto, trasformando quest’ultimo in un prestito, da restituire, rateizzato, quando si ritorna al lavoro andando al contempo ad alimentare un fondo utile al sostegno di altri sfortunati. Non è una bocciatura, ma una riflessione che spero di possa intavolare in commissione per rendere la misura più liberale e impegnativa rispetto a chi ha sì bisogno di aiuto, ma anche di essere incentivato a trovare e accettare un lavoro».
L’architettura dello strumento incassa un sostanziale favore del M5s. Che, se da un lato sospende il giudizio in attesa di poter valutare la proposta che approderà in Consiglio, dall’altro ha anche chiarito che «i principi delineati nelle linee guida sono in sostanza sovrapponibili ai nostri», spiega Andrea Ussai, ricordando che i 5 stelle sono stati i primi a depositare una proposta di legge per il sostegno al reddito, cui quest’anno se ne è aggiunta una a firma di Colautti.
«Il tetto Isee, la durata e l’entità del contributo sono inferiori a quelli proposti da noi, ma i principi sono sovrapponibili», ripete Ussai ricordando che la proposta targata M5s prevede un tetto Isee di 8 mila euro, una durata massima del sostegno di tre anni anziché 12 mesi programmati dalla giunta e un contributo «variabile a seconda dell’ampiezza della famiglia».
Pur «molto soddisfatto del percorso intrapreso dall’esecutivo», anche il coordinatore regionale di Sel, Marco Duriavig, avanza l’ipotesi di qualche modifica per quanto riguarda i casi di mancanza assoluta di reddito.
«Nella maggior parte dei paesi europei dove si è attuata una misura di sostegno – racconta Duriavig – le cifre dell’assegno mensile sono solitamente superiori ai 500 euro. Anche nel vicino Trentino, dove esiste una sperimentazione simile, la soglia Isee è pari a 6 mila 500 euro l’anno con circa 550 euro di contributo mensile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto