Ideal Standard ha chiuso anche Roccasecca

A tre anni e mezzo dal dramma di Orcenico, un’altra ferita, stavolta per 500 famiglie
Ideal Standard chiude il sito di Roccasecca, 500 famiglie nei guai. Un annuncio che riapre una ferita tra i 450 ex addetti dello stabilimento della multinazionale di Orcenico, che ha cessato l’attività tre anni e mezzo fa. Ai “vecchi” lavoratori sembra di rivivere quanto accaduto nel 2014, quando l’azienda ha seguito lo stesso copione odierno. Negli occhi delle maestranze della fabbrica di Roccasecca leggono lo stesso dramma vissuto e nelle parole delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni la medesima rabbia per un provvedimento giudicato assurdo. Ora partirà una nuova battaglia, che si preannuncia lunga e travagliata, proprio come quella portata avanti in provincia.


«Le nostre preoccupazioni – hanno spiegato i rappresentanti sindacali che seguono lo stabilimento laziale – espresse nei mesi scorsi per la mancata presentazione del piano industriale erano purtroppo fondate. Si tratta di un provvedimento assurdo perché il sito di Roccasecca produce ricchezza anche grazie ai sacrifici fatti dai lavoratori che hanno rinunciato a parte dello stipendio per garantire la produzione. La fabbrica ha sempre lavorato bene, sfornando prodotti di qualità e le commesse non sono mai mancate: tutto ciò ci lascia attoniti».


C’è preoccupazione per il futuro delle famiglie e per l’ordine pubblico, visto che la scelta della multinazionale ha messo in subbuglio i dipendenti. «Faremo quanto nelle nostre possibilità – hanno detto i segretari generali – affinché la multinazionale riveda la sua decisione. Sarebbe l’ennesimo colpo mortale per il territorio. La nostra sarà una battaglia in tutte le sedi, al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie». Un colpo mortale che Pordenone ha già vissuto e non ha dimenticato. «L’annuncio della chiusura di Roccasecca testimonia che le valutazioni che come sindacati avevamo fatto nel 2014 erano fondate: l’obiettivo vero di Ideal Standard è lasciare l’Italia – ha sottolineato Franco Rizzo (Cisl) –. Averle permesso di chiudere Orcenico non ha consentito la salvaguardia degli altri stabilimenti, ma ha indebolito l’intero fronte».


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