I vini fatti come una volta: ecco lo show internazionale

Al Canussio produttori friulani, veneti, sloveni e austriaci con i loro “gioielli”. Una fiera del bere che propone lavorazioni attente al naturale più che alla chimica

CIVIDALE. Carso, Collio, Colli Orientali. Veneto. E ancora Austria e Slovenia: a Cividale, città di confine, si è riunita la (ristretta) rappresentanza transfrontaliera paladina del vino naturale, quello cioè prodotto con il minor numero possibile di lavorazioni e di interventi nel passaggio da vigna a cantina.

«Non poteva esserci luogo più calzante, per questa preziosa manifestazione che è all’anno zero ma che di certo continuerà e si radicherà nei prossimi», ha osservato, al taglio del nastro, l’assessore comunale alle attività produttive Angela Zappulla, ponendo l’accento sull’azzeccato gioco di parole, Border Wine, che dà il titolo all’evento.

Accolto da una location prestigiosa, il castello Canussio, il primo salone delle produzioni vinicole old style (patrocinato dal Comune e sostenuto da una folta cordata di sponsor, a partire da Banca di Cividale e BluEnergy) si è aperto ufficialmente ieri mattina, alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Cristiano Shaurli, che ha plaudito all’idea di tre giovani imprenditori friulani (Valentina Nadin, Luca Bernardis e Fabrizio Mansutti) convinti del valore dei processi di vinificazione soggetti a rigide regole e precisi parametri.

«Un’occasione nuova - ha dichiarato l’esponente della giunta Serracchiani - per celebrare il territorio e uno dei suoi prodotti più tipici, nel segno dell’unione tra due peculiarità del Friuli Venezia Giulia: la consapevolezza, cioè, che per essere competitivi bisogna puntare sulla qualità e, parallelamente, lo scambio di buone prassi tra produttori di realtà diverse, in una fascia confinaria che rappresenta punto di confluenza fra tre grandi culture europee».

Quasi una trentina le aziende partecipanti. Accanto a loro, «all’insegna - ha evidenziato sempre Zappulla - del connubio tra buon bere e raffinate degustazioni», un paio di ristoratori, che hanno proposto manicaretti da abbinare agli assaggi enologici. Ospite d’onore di Border Wine è stato Aurelio del Bono, patron di Casa Caterina, azienda di bollicine Franciacorta a «conduzione naturale». Oggi Mamm, ciclofocacceria di Udine, farà assaggiare le proprie specialità a base di lievitomadre e le mozzarelle preparate a mano sul momento da un esperto artigiano.

Ma c’è anche stato (e ci sarà, oggi) spazio per gli approfondimenti culturali: alle 16.30, va segnalato l’intervento di Pier Giorgio Comuzzo, dell’Università di Udine, che spiegherà come orientarsi nel campo dei solfiti, causa di intolleranze sempre più frequenti .

Il finale di Border Wine sarà accolto dal ristorante Al Fortino, con una cena che affiancherà la cucina italiana (a firma Antonia Klugmann, neo stellata chef de L’Argine di Vencò) a quella slovena (con Ana Ros, del ristorante Hisa Franko di Kobarid); per info su orari e prezzi e per le prenotazioni inviare una mail all’indirizzo info@borderwine.eu.

Si attende dunque oggi, dalle 10 alle 19, un’altra giornata di via vai di degustatori e curiosi nella splendida cornice del castello Canussio, che ieri - nonostante le temperature scoraggianti e, dato non secondario, l’ingresso a pagamento - ha registrato un movimento costante. Segnale, questo, di un interesse alla proposta, certamente di nicchia ma animata dall’auspicio e dall’ambizione di saper fare da cassa di risonanza.

Obiettivo dell’operazione, infatti, è palesemente quello di veicolare un messaggio di eco-sostenibilità e di attenzione alla salute: messaggio senz’altro controcorrente, rispetto alle logiche di mercato che dominano anche nel mondo del vino, ma - a parere degli organizzatori della kermesse - una sorta di obbligo morale.

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