I vent’anni dei “Ragazzi della panchina”

Era il 1995, quando iniziò tutto. Molti pordenonesi non potranno dimenticare quel gruppetto in via Montereale, che si trovava davanti all’ospedale. Arrivò presto il soprannome: “I ragazzi della...

Era il 1995, quando iniziò tutto. Molti pordenonesi non potranno dimenticare quel gruppetto in via Montereale, che si trovava davanti all’ospedale. Arrivò presto il soprannome: “I ragazzi della panchina”.

Oggi sono cambiate tante cose e 20 anni dopo c’è in piedi una solida associazione, che si chiama proprio “I ragazzi della panchina” e apre ancora le porte agli ultimi.

Questa sera alle 20.30, all’ex Convento di San Francesco si festeggerà il ventesimo compleanno dell’associazione, con il concerto del gruppo La Frontera e la presentazione del libro “I nostri primi vent’anni – storia di un sogno”. Dal libro si riesce a capire meglio come si è arrivati una solida realtà sul territorio, che dà supporto e accoglienza a chi ne ha bisogno.

Le dipendenze sono ancora al centro dell’attenzione: lo erano negli anni ’90, quando il problema dell’eroina e quello dell’Hiv erano più “chiacchierati” e lo sono anche oggi. Al centro diurno di via Selvatico, l’associazione accoglie in media 18 persone al giorno (con 4.600 accessi complessivi l'anno) offrendo servizi di ogni tipo. La presidente Ada Moznich e tre operatori garantiscono uno spazio e un supporto a chi ne ha bisogno, offrendo la possibilità di mangiare un pasto caldo, farsi una doccia o fare una lavatrice.

Per affrontare temi come le dipendenze e portarli a tutti, uno dei modi migliori è la cultura. Per questo l’associazione organizza molti eventi e pubblica la rivista Libertà di Parola.

Il tutto con lo sguardo dall’alto del poeta Andrea Zanzotto, un padre morale per i ragazzi. Che scriveva a loro di una vita «che non è fatta di carezze, ma deve essere accettata nuda e cruda».

Daniele Boltin

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