I proclami dello jihadista espulso dal Friuli: lottiamo insieme contro gli infedeli

Ecco i messaggi che gli agenti della Digos di Gorizia hanno trovato tra le pieghe del profilo Facebook che Mahamud Hasan aveva appositamente attivato sul social network per propagandare i principi cardine dell’autoproclamato islamico

UDINE. «Convertitevi alla Sharia, lottate contro gli infedeli». E frasi a sostegno del califfo al-Baghdadi. Oltre a centinaia di post - anche inviati privatamente - che incitavano ad aderire alle battaglie dell’Is. Sono i messaggi che gli agenti della Digos di Gorizia hanno trovato tra le pieghe del profilo Facebook che Mahamud Hasan aveva appositamente attivato sul social network per propagandare i principi cardine dell’autoproclamato islamico.

La sistematicità dei messaggi e il monitoraggio prolungato al quale gli inquirenti hanno sottoposto il trentenne bengalese residente a Grado, hanno spinto il Ministero dell’Interno a emanare un decreto di espulsione «in quanto la sua presenza in Italia costituiva una minaccia per la sicurezza dello Stato».

Foto, video e proclami

Le foto pubblicate sulla bacheca dell’uomo, che per la sua attività di proselitismo aveva scelto uno pseudonimo, non lasciavano spazio all’immaginazione: video di propaganda dell’Is, foto con il Colosseo sullo sfondo e immagini dei predicatori dello Stato islamico campeggiano sul profilo Facebook del bengalese, che a Grado aveva aperto un negozio di chincaglieria in pieno centro, a due passi dal porticciolo della località balneare isontina.

Le indagini erano culminate con la notifica del decreto di espulsione, firmato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il provvedimento era stato consegnato lunedì sera in aeroporto a Venezia allo stesso bengalese, che ha accolto con composto stupore le parole degli agenti della Polaria, che con l’aiuto di un interprete gli hanno comunicato gli effetti del provvedimento. In sostanza, non potrà tornare in Italia se non con una speciale dispensa del ministro.

Il tempo di prendere atto dell’espulsione e Hasan è stato fatto imbarcare su un volo della Turkish Airlines diretto a Istanbul, tappa intermedia prima dell’arrivo a Dacca, da dove era giunto poco prima.

«Il cittadino bengalese espulso – spiega il questore di Gorizia, Lorenzo Pillinini – aveva assunto on line un’altra identità per propagandare le idee dell’Is. Come agiva? Sosteneva le idee dello Stato islamico, propugnava l’utilità dell’applicazione della Sharia, esprimendo posizioni molto radicali ed estreme. Era chiaro, insomma, l’intento di fare proseliti, in un ambito che non era però quello del Friuli Venezia Giulia». Nei messaggi, secondo quanto indicato da fonti inquirenti, non emergono chiari riferimenti ad atti terroristici.

Il monitoraggio in Fvg

L’indagine che ha portato all’espulsione del commerciante bengalese «dimostra che il sistema di prevenzione che le forze dell’ordine stanno adottando funziona – indica Pillinini –. È un sistema assolutamente efficace e proficuo, che ci permette di non dover attendere la “pistola fumante”. Ci sono indicatori preventivi non discrezionali che ci permettono di capire la pericolosità sociale del soggetto monitorato ed eventualmente agire di conseguenza».

Secondo il questore goriziano, «la nostra regione è punto di passaggio, luogo di ingresso e uscita anche di persone che potrebbero transitare dai nostri confini per raggiungere i santuari europei del radicalismo islamico, concentrati per esempio in Bosnia».

“Insospettabili tra i seguaci”

«Lo Stato islamico è tra noi e circola attraverso persone insospettabili, onesti cittadini, di origine straniera, che purtroppo vengono sedotti dalle idee estremistiche dell’Is che hanno stregato decine di migliaia di europei». A dirlo, commentando l’espulsione di Hasan, è Marco Orioles, docente di sociologia all’Università di Udine ed esperto della res islamica.

«Quello di Grado appare semplicemente un simpatizzane che faceva propaganda, che si impegnava a veicolare il messaggio di potenza che Is vuole costruire attraverso i social media. È una dinamica molto pericolosa – indica Orioles –, perché attraverso i singoli si crea una ridondanza che fa arrivare dappertutto il messaggio, anche nei posti sbagliati, dove qualcuno può raccoglierlo per passare all’azione».

Secondo il sociologo, «man mano che aumentano le sconfitte dell’Is, aumentano le possibilità di una recrudescenza della fenomenologia terroristica, che serve a recuperare l’immagine di onnipotenza che lo Stato islamico aveva».

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