I portinai licenziati, Gsa: privi dei titoli

«L’università di Udine è vicina ai lavoratori non confermati in servizio dalla ditta vincitrice dell’appalto del servizio di portineria e di vigilanza, e respinge tutte le accuse, apprese dalla stampa, della cooperativa sociale Noncello e della Legacoop sociali». Così l’ateneo replica alla vicenda che ha per protagonisti 14 lavoratori, appartenenti alla categoria “svantaggiata”, disoccupati dal 1° dicembre perché non in possesso dei requisiti richiesti dalla nuova società.
«L’ateneo ha sottoscritto, dopo la sentenza definitiva del Consiglio di Stato, il contratto con la ditta aggiudicataria dell’appalto, che è obbligata a rispettare tutte le clausole contrattuali», spiega l’università in una nota, assicurando «che vigilerà attentamente sul rispetto di questi obblighi, ma non può entrare nel merito di scelte e decisioni che non competono all’ateneo».
Il secondo classificato della gara, Cns capofila, ha fatto ricorso al Tar, che ha dato parzialmente ragione al ricorrente. La Gsa è allora ricorsa in appello al Consiglio di Stato, che ha rovesciato la sentenza del Tar Fvg, «in quanto la Cns non avrebbe potuto partecipare al bando per mancanza di un requisito e quindi neanche presentare ricorso». A quel punto, l’ateneo non ha potuto fare altro che stipulare il contratto di appalto con la ditta aggiudicataria. «L’università è comunque vicina ai lavoratori che al momento hanno perso il loro impiego e sta facendo quanto in suo potere per consentire l’assunzione di tutti, anche se questa resta comunque una scelta della società che ha vinto l’appalto».
Dal canto suo, la Gsa giudica «una farsa» quella messa in atto da Gianluigi Bettoli, della Legacoop sociali. «Il presidente di un’associazione datoriale ha parlato confusamente, nella sede delle LegaCoop Fvg, degli interessi dei 14 lavoratori oggi esclusi dall’assunzione, mischiandoli con gli interessi della cooperativa che ha perso l’appalto, la Noncello - replica la Spa di Tavagnacco -. È però palese come l’unico interesse a cuore a Bettoli sia quello della Noncello, da lui in precedenza presieduta. Da giorni invia proclami a chiunque, minacciando Gsa e facendo trasparire comportamenti omissivi da parte dell’università, addirittura reinterpretando il senso della sentenza: un terzo grado di giudizio in salsa cooperativistica». La Spa spiega di aver assunto tutti i lavoratori dotati di idonee abilitazioni, mentre non ha potuto fare lo stesso per quelli che non le avevano. Come stabilito dal capitolato d’appalto, «tutti i lavoratori precedentemente impiegati dalla Noncello sono «prioritariamente» oggetto di salvaguardia sociale e hanno quindi diritto al riassorbimento, ma non se privi di abilitazioni professionali minime, utili ai fini dell’impiego nella delicata mansione di addetto alla sicurezza, che si trova spesso a contatto con una giovane utenza».
L'appalto vinto, poi, non è a cosiddetto “vincolo sociale”, quindi Gsa non sarebbe tenuta a impiegare personale socialmente svantaggiato. «Nessun atteggiamento discriminatorio nei confronti di chicchessia, normodotati o svantaggiati - recita una nota di Gsa -. Tutto il personale con le abilitazioni obbligatorie al lavoro, inclusi gli svantaggiati, è stato assunto e lavora alle nostre dipendenze dal 1° dicembre. E il personale svantaggiato assunto da Gsa ha un costo pieno, a differenza del precedente impiego in Coop Noncello». Ora la Gsa, tramite lo studio Ponti, presenterà querela nei confronti di Bettoli «per il reato di diffamazione». L’sms di “licenziamento”, infatti, non è stato stato inviato dal Gruppo Servizi Associati Spa, ma dal segretario della Cisl, Athos di Stefano, ai propri iscritti, «ed è stato capziosamente ricondotto alla nostra società in sede della conferenza stampa all’unico scopo di denigrare e diffamare il nostro buon nome».
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