I genitori: «Siamo senza parole»

È persino difficile descrivere i sentimenti che oggi provano i genitori degli alunni della scuola media “Leopoldo Perco”. C’è chi si arrabbia, sbraita, se la prende con il Comune. Chi invece scagiona totalmente l’amministrazione Ziberna e punta il dito contro l’Azienda sanitaria, giudicata «troppo ondivaga». In molti preferiscono la via del silenzio mentre più di qualcuno si sfoga sui social network minacciando esposti in Procura e chiedendo la testa di questo o di quello.
Ma c’è un elemento che sembra unire tutte queste reazioni: il disorientamento. Mamme e papà non riescono a capire come, nell’arco di soli cinque giorni, un ambiente salubre sia diventato insalubre.
Patrizia Tortul che è rappresentante di classe ma parla a titolo personale vista la difficoltà dei genitori a formare un fronte compatto evidenzia come soltanto un confronto con tutti gli attori in campo potrebbe far diradare la nebbia. Una sorta di confronto all’americana in cui si potrebbero ascoltare in contemporanea le posizioni del Comune, dell’Azienda sanitaria, della scuola stessa, dei tecnici in maniera tale da avere un quadro completo della vicenda (e delle eventuali contraddizioni). «Mi limito solamente a dire una cosa: l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina è stata coinvolta solamente il 15 febbraio, in seguito ai malori che avevano colpito i bambini a causa del forte odore di detergenti e solventi. Prima, non è stata chiamata in causa». C’è anche un altro elemento. «Il documento che decretava la riapertura della scuola, o meglio la seconda riapertura della scuola, non è mai stato reso pubblico. L’abbiamo cercato sul sito web della scuola, personalmente l’ho anche richiesto ai vertici della Perco ma, a tutt’oggi, non v’è traccia. Perché mancano queste carte?». Tortul parla di «ambiente assai poco sereno». «Sono state giornate d’inferno per gli alunni che, sino a prova contraria, avrebbero dovuto far lezione con la dovuta tranquillità. Invece, un giorno arrivava l’assessore, un giorno il tecnico, un giorno il cronista con il fotografo: è chiaro che, in queste condizioni, i bambini si sono sentiti come fossero in vetrina».
Conclude la mamma: «Continuo a non capire perché si è voluto rientrare subito in classe. Potevamo restare ancora in via Diaz. Credo che in questi casi sia meglio un eccesso di cautela, piuttosto che un’accelerazione delle decisioni».
Ma ci sono anche genitori che, invece, caldeggiavano il rientro a Lucinico anche perché l’«esilio» a Gorizia creava tutta una serie di disagi per i bambini e per i genitori stessi. Ecco perché è difficile trovare una linea di compattezza fra mamme e papà.
Genj Furlan, altra rappresentante dei genitori, invece ha individuato la responsabilità della situazione nell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina. «Come ci fanno a dire oggi che gli ambienti sono insalubri quando, soltanto cinque giorni fa, erano salubri? Mi chiedo: cos’è cambiato in questo lasso di tempo? La mia risposta è “nulla”. Non è cambiato nulla perché se, prima, si percepiva ancora odore, seppure in forma minore, anche il giorno del sopralluogo dell’Azienda sanitaria c’era la stessa puzza».
Questa decisione - a sentire Furlan ma non soltanto lei - «non fa altro che alimentare i dubbi nelle teste dei genitori. Se la situazione è così grave da aver deciso di far chiudere la scuola, ci chiediamo cosa hanno respirato in questi giorni i nostri figli, prendendo parte regolarmente alle lezioni. È giunto il momento che qualcuno si prenda delle responsabilità perché non si può giocare sulla pelle dei bambini».(fra.fa.)
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