I genitori di Teresa: «Dategli l’ergastolo»

Il padre della vittima: «Se è colpevole non esca più dal carcere. É pericoloso» La madre Carmelina: «Voglio che confessi e che spieghi perché l’ha fatto»

PORDENONE. «Dategli l’ergastolo. É il minimo per chi ha ucciso così. Se è stato davvero lui, come pensa la Procura, allora non deve più uscire dal carcere perchè ha dimostrato di essere una persona pericolosa, che ha tolto la vita a nostra figlia Teresa e a Trifone, a due ragazzi innocenti che non avevano fatto nulla di male. E mi viene da pensare a quello che è successo nei giorni scorsi a Roma. A quel delitto assurdo. Mi chiedo cosa possa scattare nella testa di questi ragazzi». É lo sfogo di Rosario Costanza. Uno stato d’animo, quello del padre di Teresa, nel quale si fanno strada sentimenti contrastanti. Nel trovarsi idealmente a guardare negli occhi quel giovane che secondo la Procura ha ucciso sua figlia, Rosario sembra riscoprire tutta l’insensatezza del duplice omicidio che ha stroncato i sogni di felicità di Teresa e del suo Trifone.

Una puerile volontà di vendetta e rivalsa, la paura di essere denunciato: possibile che ciò sia bastato per indurre un ragazzo di appena 25 anni, apparentemente, misurato e dal comportamento mai sopra le righe, ad ammazzare i due fidanzati? Ecco perché il pensiero del papà di Teresa va anche al recente, terribile omicidio di Roma, in cui un 29enne e un trentenne hanno ammazzato un loro amico 23enne spiegando: «Volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa».

Incredulità di fronte all’insensatezza della violenza. Un sentimento che accomuna Rosario e la mamma di Teresa, Carmelina, messi di fronte alla notizia dell’arresto di Giosuè e alle rivelazioni della Procura sul movente. «Ruotolo si voleva vendicare di Trifone, ma Teresa avrebbe potuto mettere gli inquirenti sulla pista giusta, raccontando i loro dissidi» ha puntualizzato ieri il procuratore Martani. Teresa, insomma, uccisa perché restando viva sarebbe stata una testimone troppo scomoda. «Certo che merita l’ergastolo se è stato lui. Sarebbe l’unica pena congrua – aggiunge Carmelina –. Ma la condanna conta fino a un certo punto considerando che nessuno ci potrà mai restituire nostra figlia. Quello che vorrei veramente è che trovasse il coraggio di confessare e soprattutto di spiegare. Vorrei che ci dicesse perché l’ha fatto». Ancora una volta la ricerca disperata di un senso, di un “perchè”. «C’è ancora tanta tristezza, tanta rabbia – ammette la mamma di Teresa –. Adesso la ricostruzione della Procura dimostra quello che si eravamo sempre immaginati e cioè che Teresa sia stata vittima di una situazione nella quella non era coinvolta direttamente. Non possiamo che sperare che adesso sia fatta giustizia. Anche se il vuoto lasciato è incolmabile». «Ci aspettavamo questo arresto – è l’aggiunta di Rosario Costanza –. Siamo convinti che la Procura abbia lavorato bene. Adesso è finita, anche per noi, una fase in cui ci sentivamo sospesi nell’attesa. Ringraziamo magistrati, investigatori e i testimoni che hanno collaborato. Se certi commilitoni avessero collaborato fin dall’inizio e avessero detto da subito tutto quello che sapevano, sicuramente saremmo arrivati prima a questo risultato».

«Ci aspettavamo l’arresto, c’è sollievo perché la giustizia farà il suo corso – è il parere di Francesco Ragone, papà di Trifone –. Sono persuaso della colpevolezza di Ruotolo, ma sono dispiaciuto che ci sia voluto così tanto tempo per giungere alla soluzione del caso: se non ci fosse stato un muro di omertà da parte di amici e commilitoni, gli elementi chiave sarebbero potuti emergere molto prima». «Ma la nostra famiglia, come quella di Teresa, sarà condannata ad avere l’ergastolo del dolore a vita. Questo dolore non passerà mai» ha aggiunto.

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