I figli e il divorzio nella pubblicità

Quando si tocca il tema della famiglia si apre quasi sempre una vivace discussione su quale sia il modo di intenderla e su quale sia stata la sua evoluzione

Paolo Mosanghini

Lo spot

Il supermercato, la pesca e la bambina

Gentile direttore,

la politica riesce a spaccarsi ormai su tutto. Una bella pubblicità, molto delicata e nello stesso tempo accattivante, è riuscita nel suo involontario intento di dividere la destra dalla sinistra visto che ne avevamo proprio bisogno! Mi chiedo cosa ci sia di blasfemo nel vedere un bambina, Emma che ormai è divenuta una eroina, cercare, con un semplice gesto, di mettere pace tra due genitori che stanno affrontando una separazione come per moltissime coppie. Complimenti ai creativi che hanno invece toccato le corde giuste in maniera delicata e convincente!

Mario Pinto Pordenone


Gentile direttore,

lo spot dell’Esselunga non mi piace. Gradevole da vedere, costruito con arte. Si è sicuramente avvalso delle strategie della teoria della comunicazione, delle conoscenze della neurolinguistica, di canoni estetici altamente comunicativi.

Coniuga sentimenti da libro Cuore (ma De Amicis era vero e sincero!) con le necessità della cultura consumista. È un ottimo prodotto di marketing.

C’è una famiglia, i genitori sono separati, c’è Emma una bimba. La mamma prende una pesca per la bimba, la piccola la mette nello zainetto e, quando vede il padre, gliela regala, dicendogli: «Questa te la regala la mamma».

È evidente che la bambina desidera che i genitori tornino insieme, e per me è ancora più evidente questo messaggio: qualsiasi problema abbiate, venite alla Esselunga, perché noi abbiamo la soluzione. Abbiamo tutto ciò che vi serve a rendervi uniti e felici, anche una pesca.

Il messaggio profondo secondo me è questo. Al supermercato non interessa niente che i genitori siano o no separati, perché la malinconia di una bambina che vive ora con papà, ora con mamma è solo il pretesto, interessatissimo e cinico, per invogliare la gente a riempire il carrello.

Anni fa avevo in classe due bambini che ogni anno a Natale scrivevano una letterina ai genitori perché tornassero insieme, dopo la separazione. Lo facevano con i loro mezzi, non con seduttivi prodotti mercantili. In ogni caso erano bambini felici, coccolati anche dalle nonne e da tante zie.

La separazione è una realtà frequente di oggi. E si elabora insieme da persone adulte.

Cordiali saluti

Elvia Franco

Udine


Cari lettori,

quando si tocca il tema della famiglia si apre quasi sempre una vivace discussione su quale sia il modo di intenderla e su quale sia stata la sua evoluzione. L’Italia è il paese della famiglia del Mulino Bianco o quanto meno lo è stata. Lo spot della Esselunga con una bambina che dona una pesca al papà separato dicendogli che gliela manda la mamma, è stato un tema anche per la politica. Sicuramente è divisivo per molti, ma almeno – dopo diverse posizioni divergenti su altro – è un argomento sul quale Giorgia Meloni e Matteo Salvini convergono. Lo hanno definito “commovente” e “poesia pura”.

Si può pensare che lo spot sia retrogrado, vecchio, che rappresenti un mondo che non esiste più, ma quel che colpisce – almeno me – è la bimba triste che soffre per la famiglia divisa. Ma quanti bambini hanno vissuto questa dolorosa esperienza. E forse non è meglio una separazione piuttosto che litigi o violenze davanti agli occhi dei propri figli?

La pubblicità può fare politica attraverso il suo linguaggio popolare che deve essere immediato per penetrare nelle case e avere successo. Esattamente come i messaggi elettorali dei partiti per ottenere il voto: il consumatore-elettore va convinto e per questo si fa leva sulle emozioni. Nello spot ci sono i sentimenti, c’è la tenerezza della bimba, ci sono le difficoltà familiari, i sensi di colpa.

Youtrend ha rilevato che si è parlato per qualche giorno più del cortometraggio che dei conti pubblici.

Si cercano stereotipi, ma ogni famiglia è diversa l’una dall’altra. Bravi i pubblicitari a mantenere l’attenzione dell’opinione pubblica così a lungo su quelle immagini per illustrare comportamenti d’acquisto e non dietrologie. Perché la famiglia non è più (o non solo) quella del Mulino Bianco.

Chissà come avrebbe commentato il fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti, mancato alcuni anni fa. L’eredità mise in competizione i figli del primo e del secondo matrimonio e alla fedele segretaria andarono 75 milioni.

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