I bikers ricordano le vittime dell'incidente di Gemona: "Vogliamo giustizia"

Mortegliano: i motociclisti si sono ritrovati per protestare contro la sentenza della magistratura. Il 2 maggio manifestazione a Trieste
ortegliano 26 Aprile 2015 incontro motociclisti in ricordo dei ragazzi morti a gemona Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Massimo Turco
ortegliano 26 Aprile 2015 incontro motociclisti in ricordo dei ragazzi morti a gemona Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Massimo Turco

MORTEGLIANO. Sono arrivati a decine, in moto, ieri mattina, per testimoniare la solidarietà alla famiglia del giovane morteglianese Kevin Crismani e alle altre vittime del disastro stradale avvenuto nel giugno dello scorso anno a Gemona.

L’appuntamento era al distributore tra Mortegliano e Castions di Strada, sul passaggio per il motoraduno in programma in quest’ultima località. I bikers sono arrivati composti e sono ripartiti alla spicciolata, senza neppure far rullare gli acceleratori o strisciare l’asfalto. Il patto con Ugo, padre di Kevin, che ha organizzato il momento di ricordo, era di onorare senza chiasso le vittime del terribile incidente e interrogarsi, senza spirito di vendetta ma di giustizia sì, sulla sentenza troppo mite, 20 mesi con la condizionale, di fronte a tante giovani vittime: Kevin, Chiara Scalfari e Marco Monaro, oltre a Laura Bassi, fidanzata di quest’ultimo, sopravvissuta nello scontro ma amputata di una gamba. Era presente anche lei, con la famiglia.

Tanti abbracci, più di qualche volto rigato di lacrime, pochi minuti per una foto, un momento di raccoglimento, poi via. Ma la promessa è di rivedersi presto: il 2 maggio sarà la famiglia Bassi a prendere l’iniziativa per un’altra manifestazione, con meta la Procura della Repubblica a Trieste. Hanno invitato anche la presidente Serracchiani.

Appena sono arrivati i primi amici, è stato innalzato lo striscione con la scritta “Vola alto e fissa il sole, ciao Kevin giovane guerriero”. Ma ce n’erano anche altri. Uno personale di Ugo Crismani, che con il dolore stampato sul volto e lo stivale di Kevin in mano, ha detto: «Ecco cosa mi resta di mio figlio. Il mio diritto? Solo di tacere. Non siamo birilli sulla strada, ma esseri umani». Giura che, finché avrà fiato in corpo, continuerà «a testimoniare, senza accusare nessuno. Siamo tutti fratelli e amici. Ma il dolore non si pesa».

Nessuno ha avuto voglia di parlare, fra i giovani amici. Il dolore, la rabbia, solo dentro. Qualche esclamazione, alla loro maniera. Tutto lì. Non ha aggiunto una parola neppure Matteo Nadalutti di Zugliano, l’unico uscito incolume dalla strage stradale di Gemona. Non ha detto nulla il “Nada”: hanno parlato per lui gli occhi, lucidi.

I bikers ricordano le vittime dell'incidente di Gemona

Fra gli intervenuti, anche Franca Del Frate di Gonars, madre di Michele Filippo, carabiniere 33enne, morto in un incidente in moto a Pavia di Udine nel 2010, dopo dieci missioni all’estero. Franca, che per ricordare il figlio ha fondato una Onlus per raccolte benefiche, ha osservato: «Quando muore uno in macchina non si fanno queste cose, i motociclisti invece hanno un cuore».

Anche per questa mamma «si spera in un po’ di giustizia, tre vite umane e una rovinata per sempre non sono poco». Qualcun altro, fra gli adulti presenti, è più esplicito: «Una vigliaccata l’aver chiuso il caso senza approfondire. È giusto manifestare il dissenso, sia pure in modo pacato e civile».

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