I 50 anni del liceo che ha formato la città

PORDENONE. Primi 50 anni di scuola (1965-2015) per il liceo classico Leopardi e affiorano i ricordi della Pordenone che fu. Memorie di avventure didattiche del preside Angelo Luminoso, al timone del classico dal 1977 al 1989 e del dirigente Sergio Chiarotto, che ha triplicato gli iscritti dall’89 al 2010 e anche i licei (classico, pedagogico e scientifico).
Celebreranno la ricorrenza con la collega in carica Teresa Tassan Viol e ripercorreranno la storia del Leopardi, che è un po’ anche quella di Pordenone, una città che ha nel suo dna le risorse per uscire dalla stretta della crisi.
Luminoso e la classicità. Preside prima dell’era della dirigenza, Angelo Luminoso ha un ottimismo ironico da decano dell’istruzione, dall’alto dei suoi 93 anni che non dimostra per niente.
«Ero un preside serio – ha raccontato la sua esperienza al Leopardi –, ho sempre richiesto il rispetto delle regole: mi davano un po’ fastidio i docenti ideologizzati che esortavano i ragazzi alle trasgressioni. Ho sempre avuto una forte passione per il lavoro e l’istruzione: “Se non ispira amor, tutto è perduto” come si dice».
Luminoso ha una fede stoica in tre pilastri dell’istruzione: «Passione, competenza, impegno. Tutta la mia giornata era dedicata alla scuola: un capo di istituto deve essere sempre presente».
Ma il classico com’era, ai suoi tempi? «Negli anni Settanta il liceo Leopardi viveva una stagione importante. Nel 1965 era diventato statale e il numero degli studenti, nella sede in via Gozzi, era salito a circa 600 allievi». Gli obiettivi erano, allora, «sprovincializzare il liceo e intrecciare le culture classica e scientifica».
Chiarotto e i record. «Ricordi? Tanti – ha rammentato Sergio Chiarotto –, a partire dagli eventi occasionali, “rischiosi ed emozionanti” come diceva Pasolini, che danno alla vita passata a scuola un sapore di grande gratitudine».
Nei vent’anni della sua gestione nel quartier generale di piazza Maestri del Lavoro, Chiarotto ha creato un super liceo da mille 894 iscritti, dati del 2010.
«Con una sede staccata in Africa – ha ricordato il progetto per gli “ultimi” -, dove abbiamo finanziato il progetto Kenya». Altri pagine indelebili il “Certamen lucretianum” («prima edizione con 300 studenti concorrenti da tutta Italia – ha rammentato – e 100 docenti»), il pellegrinaggio del liceo a Barbiana nel 2006 («abbiamo poi regalato a Natale a tutti i docenti una copia del libro della scuola di Barbiana “Lettera a una professoressa”»).
“Aut Sergio aut nihil”. O Sergio (Chiarotto) o nessuno. Al Leopardi-Majorana a Pordenone lo avevano stampato sulla T-shirt nel giorno del suo congedo per la pensione.
E’ stato il dirigente che s’è inventato il Leo-Major e l’era aulica dell’azienda formativa: molti anni prima della “buona scuola”, dell’autonomia e dei dirigenti-manager. Con una squadra di sponsor e partner territoriali per decine di progetti che hanno sventolato la bandiera del liceo fino all’Africa.
Il 5 dicembre la cerimoni al Verdi Il primo mezzo secolo di scuola statale il liceo Leopardi-Majorana lo festeggerà sul palco del teatro Verdi il 5 dicembre. Di tutto rispetto le cifre dell’istituto: 1.560 studenti e 17 classi di matricole: al suono della campanella in piazza Maestri del Lavoro, come pure nelle sedi staccate di Bronx e via Colvera, c’è di che essere orgogliosi.
«Il 5 dicembre faremo festa del liceo nel Verdi – ha confermato lo staff della dirigente Teresa Tassan Viol – con una “lectio magistralis” di un prestigioso relatore. Festeggeremo l’anniversario con cinque classi prime nell’indirizzo classico e altre 12 di scientifico e scienze sociali».
Invitato speciale sarà l’ex ministro dell’istruzione del governo Prodi Luigi Berlinguer. Nel 1998 dichiarò: «Il liceo classico ci ha corrotti» e tale uscita fece scalpore.
In molti, ancora desso, in città, storcono il naso a ricordare quelle parole. Dopo diciassette anni, al teatro Verdi, andrà in scena anche il tentativo di sanare quella piccola ferita aperta.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto