"Ho fatto il test sierologico, vi racconto come funziona e perché è giusto farlo"

UDINE. Basta un quarto d’ora: si entra da via Chiusaforte, sede del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale. Si seguono le frecce rosse che portano sul retro, dove un addetto della Protezione civile misura la temperatura e invita a sanificare le mani. Comincia così l’iter di chi a Udine si sottopone al test sierologico per l’indagine epidemiologica nazionale voluta dal Ministero della Salute, che si è appoggiato per l’attività di monitoraggio a Istat e Croce Rossa Italiana.
In Friuli Venezia Giulia sono 7.900 le persone chiamate dalla Cri al cellulare e invitate a sottoporsi al prelievo di sangue, che non è obbligatorio. Al momento l’adesione non è altissima nella nostra regione: ha accettato di effettuare il test sierologico appena il 29 per cento del campione contattato dagli operatori della Croce Rossa.
Ad accompagnarci nel viaggio alla scoperta dei test è stata Teresa Giacomini, una delle cento persone residenti a Tavagnacco indicate nel campione rappresentativo dall’Istat e contattate in questi giorni.
“Mi hanno chiamato tre giorni fa e mi hanno spiegato in cosa consisteva l’esame – ci spiega nella mattinata di giovedì 4 giugno all’uscita dal Dipartimento di Prevenzione -. Mi sembrava una cosa da fare, sia per mio interesse personale sia perché poter avere dei dati statistici a disposizione è importante”.
Dopo aver compilato i moduli con i quali si presta il consenso all’utilizzo a fini statistici dei risultati dell’esame del siero, “c’è un semplice prelievo che dura un attimo, c’è parecchio personale sia della Protezione civile che dell’ospedale che accompagna con molta attenzione e cortesia in ogni passaggio”. A Udine il percorso è stato organizzato in maniera minuziosa per evitare ogni genere di contatto tra le persone che si recano a effettuare il prelievo: in un grande salone, che si trova nella parte posteriore del dipartimento, infermieri effettuano il test.
Nell’arco di 24-72 ore viene comunicato il risultato dell’esame al soggetto che si è sottoposto al prelievo: nel caso in cui nel sangue venisse riscontrata la presenza di anticorpi da coronavirus, la persona viene invitata a sottoporsi al test del tampone. La quarantena scatta soltanto in cui quest’ultimo test dovesse risultare positivo.
I test sierologici vanno alla ricerca degli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG. Le IgM vengono prodotte temporalmente per prime in caso di infezione. Con il tempo il loro livello cala per lasciare spazio alle IgG. Quando nel sangue vengono rilevate queste ultime, le IgG, significa che l’infezione si è verificata già da diverso tempo e la persona tendenzialmente è immune al virus.
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