Hemingway in Friuli: sessant’anni fa la visita dello scrittore

UDINE. Anche Udine ebbe i suoi sprazzi da “dolce vita”, che anticiparono quelli romani firmati da Fellini. E il momento più famoso, e più citato in seguito, avvenne proprio 60 anni fa, nell’aprile del 1954, con protagonista lo scrittore di cui il mondo allora parlava.
Ernest Hemingway era appena incorso in un paio di incidenti aerei in Africa, dai quali era uscito molto malconcio, fisicamente e nello spirito. In nave aveva raggiunto il luogo ideale per riprendersi, la sua Venezia, rifugiandosi all’hotel Gritti e lì, fra un daiquiri e un mojito, il vecchio leone tornava a essere se stesso, confortato dalle cure della moglie Mary, dalle attenzioni degli amici e dalle visite della giovane Adriana Ivancich, la ragazza che aveva conosciuto nel ’48 a Latisana, in una giornata di pioggia, mentre si recava a una battuta di caccia in laguna.
Fu lei, si disse, a ridargli l’ispirazione dopo un lungo silenzio fino alla pubblicazione del romanzo “Di là del fiume e tra gli alberi”, ambientato anche nelle nostre zone e in particolare a San Michele al Tagliamento dove gli Ivancich avevano una villa stupenda, danneggiata dai bombardamenti della guerra.
Visto che l’aria friulana gli faceva bene, Federico Kechler, il grande amico che aveva incontrato durante le sciate sulle nevi di Cortina, invitò Ernest per alcuni giorni nella sua villa di Percoto. Così, da Venezia, Hemingway e Mary il 9 aprile 1954 partirono a bordo della Lancia Aurelia dei Kechler guidata dall’autista di famiglia Adamo De Simon, originario di Osoppo, il quale, contattato dal giornalista Carlo Scarsini, allora al Gazzettino e che in seguito andò a lavorare all’Ansa in America, convinse lo scrittore a compiere una breve deviazione per raggiungere Udine, città che lui conosceva dal tempo della Grande guerra e che aveva raccontato nel capolavoro “Addio alle armi”.
E quel venerdì sera, alla vigilia della domenica delle Palme, si trasformò in un’occasione storica per la città, come narrano in maniera vivissima gli articoli usciti sui quotidiani e le foto scattate da Tino da Udine. Attorno al tavolo del ristorante Friuli, che si trovava in piazza XX settembre, Hemingway fu accolto da una schiera di giovani intellettuali, la meglio gioventù del tempo, con Loris e Piero Fortuna, Isi Benini, Carlo Scarsini, gli architetti Gino Valle e Aldo Bernardis e altri ancora. Rina Micon faceva da interprete e c’era anche un commerciante, Attilio Fenu, che conosceva a memoria i romanzi di Ernest. Invece Sergio Maldini non c’era, perché aveva anticipato tutti andando a intervistare Mr. Papa al Gritti e l’intervista uscì già il 3 aprile sul Messaggero Veneto.
Dopo un’oretta di sorrisi, brindisi e autografi, Hemingway si congedò con un solenne: «Mi trovo bene da voi, e rimarrei a lungo». Sul tardi raggiunse villa Kechler per una vacanza rigeneratrice di cui restano alcune immagini belle e significative, come quella in cui si vede Ernest quasi intimidito con un fiorellino in mano accanto all’esile Adriana Ivancich, che anni dopo raccontò in un bel libro poco noto, “La torre bianca”, la vera storia della sua amicizia con lo scrittore. In ogni caso un destino tragico lì unì in quanto anche lei morì suicida nel 1983.
Il 15 aprile gli Hemingway decisero di tornare a Venezia e durante il viaggio fecero un’altra deviazione dal sapore storico. Prima un pranzetto al ristorante Bella Venezia di Latisana e poi due passi fra le dune di una Lignano Pineta che stava nascendo.
Vi rimasero un paio d’ore incontrando l’architetto Marcello D’Olivo, che aveva appena progettato la celebre “chiocciola” per quel progetto di cui Alberto Kechler fu uno degli illuminati fautori. Hemingway firmò una mappa della spirale urbanistica pronunciando la famosa efficacissima frase “Questa è la Florida d’Italia” prima di proseguire per Venezia e lasciando così il Friuli dove non tornò più.
Una foto, tratta delle pubblicazioni edite dal Comune lignanese e a cura di Davide Lorigliola, lo mostra mentre si infila un rametto di brugo all’occhiello della giacca. Aveva scelto un modesto fiore al confine fra terra e acqua, fra vento e sale, l’unico adatto a “Il vecchio e il mare”, romanzo con il quale nell’ottobre successivo vinse il premio Nobel.
Tutta questa storia riapparve nel 1984 quando il Comune guidato dal sindaco Steno Meroi creò il parco Hemingway e il premio a lui dedicato rievocando così l’autorevole e profetica visita. Fu un’idea certo geniale, che si legava a quella serata udinese al ristorante Friuli, quando nella quiete provinciale cresceva una generazione di talenti e sognatori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto