Ha aperto il bar 10 mesi fa ma i ristori si calcolano sul fatturato dell'anno precedente: "Come andiamo avanti?"

PORDENONE. Nell’aprire la sua attività l’8 marzo 2020 Silvia Sederino ha dimostrato coraggio e fiducia, caparbietà e speranza, ma oggi si scontra con un muro di regole che di fatto le impediscono di accedere ai tanto agognati ristori dello Stato che permettono a molti esercizi pubblici di andare avanti con un po’ più di serenità. Sì, perché gli indennizzi vengono calcolati in base al fatturato dell’anno precedente, ma non avendo alcun fatturato nel 2019 Silvia non è stata destinataria di alcun beneficio, né in primavera né a Natale.
Silvia ha aperto la caffetteria, pasticceria, gelateria Colazione da Tiffany nel quartiere di San Gregorio, a due passi dal Policlinico, non senza contrattempi. Doveva farlo a febbraio, ma una perdita d’acqua del condominio le ha fatto ritardare di un mese e, dopo tre giorni dall’apertura, tutt’Italia è finita in lockdown. «In primavera cominciano a stabilire ristori, ad aiutare i settori che avevano chiuso – spiega –, ma a me non arriva nulla. Se nel 2019 non c’eri, non puoi chiedere nulla. Tra i requisiti c’è anche quello di avere la partita Iva da gennaio 2020, ma io l’ho attivata più tardi, quando ho aperto. Insomma, comunque la metto, sbatto contro un muro. E sto ancora aspettando i soldi dell’assicurazione per la perdita d’acqua».
Ha sperato di poter rientrare almeno nei ristori di Natale, ma anche in quel caso ci vuole un confronto con il 2019. «Il commercialista mi ha detto che non si può fare richiesta – afferma Silvia –. Ma le tasse me le chiedono senza problemi: l’F24 alla dipendente, il prossimo mese ci sarà l’Inps. Insomma, io continuo solamente a dare, a pagare, ma per chi è nella mia situazione non è previsto nulla. Non ho un fatturato nel 2019? Lo si calcoli in base agli studi di settore – propone –. Una soluzione, se vuoi trovarla, la trovi». A sostegno della sua attività soltanto la Regione ha stanziato 1.400 euro.
«Sono riuscita a pagare circa due mensilità d’affitto – sottolinea –. Ringrazio i proprietari che mi sono venuti incontro con una riduzione del canone, ma andare avanti così è dura». Ci sono rammarico e rabbia per il trattamento che gli esercenti subiscono in questo duro periodo. «Non c’è rispetto per chi lavora – rileva –. Oltre a non avere un centesimo, non sapere come sarà il futuro, mi fa stare male il fatto di avermi tolto la dignità di lavoratrice, di chi porta a casa uno stipendio, gira a testa alta perché lavora bene e può pagare i debiti. Invece ci hanno portato a una situazione tale in cui devi dire al fornitore “non ce la faccio questo mese, devo pagare l’affitto, se riesco ti pago il prossimo”. È vero, c’è una pandemia, c’è gente che sta male e ci sono tanti morti, ma se non riusciamo a venirne fuori presto come facciamo ad andare avanti così?».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto