Graffiti sui treni fatti da altri: assolti

MANIAGO. Denunciati e processati per graffiti dipinti da altri sui treni alla stazione ferroviaria di Maniago. Tre writers, fra i quali il celeberrimo Sqon, sono stati assolti ieri mattina dal giudice monocratico Licia Consuelo Marino per non aver commesso il fatto. Erano accusati di “imbrattamento e deturpamento di cose altrui”. Il treni dipinti sono stati scoperti il 9 febbraio del 2010, il 7 e il 14 settembre del 2011 e a gennaio 2012.
Sul banco degli imputati il pordenonese Matteo Lunet Marchiò, 33 anni, difeso di fiducia dall’avvocato Antonella Soldati, in arte GAFuck, Michele Mattiazzi, 36 anni, residente a Paese, in arte Files, difeso di fiducia dagli avvocati Matteo Brovedani e Manola Nardin e la star della street art Sqon, al secolo Andrea Alzetta, 39 anni, residente a Monterale Valcellina, assistito dal legale di fiducia Remo Anzovino.
L’accusa, rappresentata dal viceprocuratore onorario Patrizia Cau, ha chiesto un mese di reclusione per Mattiazzi, un mese e cinque giorni per Alzetta e un mese e 10 giorni per Marchiò Lunet. Il collegio difensivo, invece, ha chiesto l’assoluzione con formula piena per tutti e tre gli imputati. Il giudice li ha assolti.
Prima della discussione è stato sentito il comandante della Polfer di Pordenone Stefano Cadelli. È stato lui a redigere una relazione nella quale è confluito il materiale informatico sequestrato agli imputati, la documentazione fotografica inviata dalla Procura di Venezia e una sorta di registro in cui sono catalogati i writers con bozze, disegni e peculiarità stilistiche.
Di tale materiale le difese non avevano mai potuto prendere visione perché non era stato allegato al fascicolo alla chiusura delle indagini preliminari, ma era arrivato dalla città lagunare con notevole ritardo: l’eccezione processuale di nullità della prova era stata accolta dal giudice. I difensori hanno tuttavia prestato ieri il loro consenso all’acquisizione della relazione della Polfer dopo averla esaminata.
L’inchiesta maniaghese prende le mosse, infatti, da Venezia, dove è stato aperto un procedimento penale, chiuso con un’assoluzione per Alzetta. Gli inquirenti erano convinti di aver individuato analogie fra i graffiti realizzati a Venezia (Ponte dei miracoli, Campiello dei morti e Cannareggio) e le opere nella stazione di Maniago. In realtà le tag – la firma del writer – non corrispondono oppure mancano.
L’avvocato Anzovino ha dimostrato che i gatti di Sqon sono diventati un brand commerciale, un’opera dell’ingegno protetta dal diritto d’autore. I suoi felini si ritrovano ormai ad ogni angolo del pianeta e sono stati provati innumerevoli casi di emulazione. Su nessuno dei disegni è stata trovata la tag di Sqon, nonostante la polizia giudiziaria abbiano dichiarato che proprio la tag è l’elemento identificativo del writer.
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