Gli infermieri si ritrovano anche quest’anno nel giorno di San Camillo

«Credo proprio che agli infermieri, che ogni giorno soccorrono chi soffre, andrebbe dedicata maggiore attenzione». Lo sostiene Adriano Sattolo, infermiere di Pasian di Prato che ogni anno organizza,...

«Credo proprio che agli infermieri, che ogni giorno soccorrono chi soffre, andrebbe dedicata maggiore attenzione». Lo sostiene Adriano Sattolo, infermiere di Pasian di Prato che ogni anno organizza, con impegno e passione, un ritrovo tra colleghi il 14 luglio, nel giorno dedicato a San Camillo de Lellis, patrono della categoria.

In questi ultimi anni le adesioni sono andate via via aumentando. La festa patronale, infatti, giunta alla 23ª edizione, è diventata anche l’occasione per uno scambio umano, un confronto sulla missione che, ogni giorno, sono chiamati a svolgere gli infermieri, una categoria non considerata abbastanza, come sostengono alcuni esponenti della stessa.

Quest’anno l’appuntamento è alle 19 per la messa – nella chiesa parrocchiale di Pozzuolo – dedicata a chi non c’è più. Alle 20.30 cena alla trattoria “Da Primo”, sempre a Pozzuolo. Gli interessati possono prenotare, entro il 9 luglio, telefonando al 328 4929750 (Maura) oppure allo 0432 229777 dalle 8.30 alle 12 e dalle 15 alle 18 (salone Sonia).

Il 28 agosto del 1930, con il Breve “Expedit Plane”, Pio XI dichiarò San Camillo “Patrono di tutti gli infermieri”, con San Giovanni di Dio. San Camillo de Lellis portò una vera e propria rivoluzione nel sistema sanitario, coniugando l’assistenza corporale del malato a quella psicologica e spirituale. Servire Cristo curando i malati era la sua missione e quella dei suoi compagni e, poi, dei suoi eredi, i Ministri degli infermi. Oggi i Camilliani operano in quasi 40 Paesi nel mondo.

San Camillo de Lellis, nato a Bucchianico di Chieti nel 1550, proveniva da una famiglia nobile. In gioventù combattè contro i Turchi e probabilmente non avrebbe cambiato vita se non fosse finito sul lastrico per colpa del gioco. Per guadagnarsi il pane si mise al servizio come bracciante dei Cappuccini di Manfredonia ai quali, dopo essersi sentito illuminato dalla Grazia e chiamato a convertirsi, chiese di essere accolto nell’Ordine. La domanda fu respinta per una piaga al piede che lo affliggeva da anni. Camillo dovette ricorrere alle cure dell’ospedale San Giacomo di Roma dove rimase come inserviente volontario. Due anni dopo fu ordinato sacerdote. Fino alla morte, avvenuta nel 1614, il 14 luglio, non lasciò mai le corsie d’ospedale.

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