Gli indipendentisti friulani: nessuna alleanza coi veneti

Il Comitato va avanti da solo: non vogliamo essere un territorio della Serenissima. A ottobre il referendum on line. Sartor: vorremmo sapere cosa pensa la gente
Codroipo 3 Aprile 2014. Incontro Indipendentisti Friulani. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Diego Petrussi
Codroipo 3 Aprile 2014. Incontro Indipendentisti Friulani. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Diego Petrussi

UDINE. Il Friuli vuole fare “di bessol”. E ha la sua strada da percorrere. Il Veneto viene visto solo come un “buon vicino”. Nulla di più. Non vuole essere un movimento a traino, quello indipendentista friulano. Nessuna brutta copia. No, qui si vuole andare avanti da soli. Con la propria storia, le proprie esigenze, le proprie idee. Per questo è stato declinato l’invito a prendere parte alla manifestazione che si terrà a Vicenza il prossimo venerdì, in cui si darà il via all’esenzione fiscale totale e all’esercizio dell’indipendenza della repubblica veneta.

No, i friulani hanno la loro battaglia da portare avanti. «Non vogliamo certo correre il rischio di diventare un territorio della Serenissima...» ha sottolineato più di qualcuno. C’è ben altro. La volontà di creare un proprio percorso. Quello che del resto affonda le radici nella Patria del Friuli.

Cultura, storia, identità. Lo spiega con molta chiarezza Gianni Sartor, tra i primi ad aver aderito al comitato referendario per l’indipendenza. Prima ci tiene a fare qualche precisazione. «Non sono assolutamente un ex leghista e nemmeno un veneto trapiantato in Friuli, visto che già dal 1500 la mia famiglia risiedeva tra Zoppola e San Giorgio della Richinvelda. Inoltre – dice Sartor – io non ho mai parlato di fare un grande progetto con il Veneto. Il concetto fondamentale è che con questo referendum vogliamo capire che cosa pensa la gente».

Ribadisce anche che «con il Veneto abbiamo dei buoni rapporti di vicinato, ma noi dobbiamo muoverci con le nostre gambe». Insomma nessuna grande coalizione per rendere le due Regioni indipendenti. Nessun patto di alleanza. Anche se, certo, l’obiettivo è lo stesso. Rendersi indipendenti dallo Stato centrale. Ma ognuno cercherà di traguardarlo in modo autonomo. «In Friuli – aggiunge Sartor – siamo molto penalizzati per il differenziale di tassazione rispetto alla Slovenia e alla Croazia. È un territorio penalizzato da queste condizioni economiche diverse».

Secondo gli indipendentisti friulani serve un cambio di passo. Non c’è più tempo. Le scadenze sono già state fissate. A ottobre il referendum. Fino ad allora dovrà essere realizzata la piattaforma digitale per consentire le consultazioni on line e avviare un’azione capillare di informazione attraverso la consegna di un milione di tessere con il codice per accedere in rete e votare. Massima trasparenza, insomma. I numeri devono essere precisi. Saranno organizzati gazebo, incontri, si scenderà in piazza, fra la gente per spiegare quali sono le motivazioni che hanno spinto il comitato.

E quindi si va avanti. La prima tappa si è svolta a Codroipo. Ora si proseguirà cercando di coinvolgere almeno un migliaio di volontari. Servono poi risorse. Per questo gli indipendentisti cercheranno sponsor, faranno una colletta o si autotasseranno. Il programma è chiaro. Si punta a coinvolgere tutta la popolazione del Friuli. Nessuna brutta copia rispetto al Veneto. «Quando hanno fatto le loro manifestazioni non ci hanno mica interpellato...» viene sottolineato all’interno del comitato. Si tirano su le maniche gli indipendentisti. E si dicono pronti a scendere in campo per il referendum di ottobre. Il lavoro non manca. Tutto da fare “di bessoi”.

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