Gli ammanchi in banca, la storia: "Mia madre è morta, spariti 30 mila euro dal suo conto"

Il racconto di un cliente del Banco di Brescia di Tolmezzo. «Sono stato truffato dall’impiegata che conoscevo da 20 anni»

TOLMEZZO. Una dopo l’altra vengono a galla storie di ammanchi alla filiale tolmezzina del Banco di Brescia Ubi banca. Dopo la storia di Maria – il nome è inventato – raccontata nei giorni scorsi dal Messaggero Veneto, si è fatto avanti un uomo, un dipendente sui 55 anni.

Il tolmezzino, come Maria, conosceva personalmente Michela Chiaruttini, l’impiegata accusata di aver sottratto dei fondi. Ed è proprio questo rapporto di amicizia e confidenza professionale il denominatore comune dei raggiri.

«Il mio caso è molto simile a quello che vedo raccontato – attacca –. Anch’io lamento la sparizione di soldi dal conto corrente di mia mamma e dal mio: in tutto più di 30 mila euro».

Ecco come sarebbe andata. Facciamo un salto indietro nel tempo, fino al 2011. «Mia madre – continua l’uomo – aveva da parte dei risparmi: soldi accantonati dopo anni di sacrifici nel caso in cui le fosse servita una badante o assistita in casa di riposo, come tra l’altro è stato. Nel 2011, però, muore e io eredito quel “gruzzolo”, poco più di 50 mila euro.

Chiedo alla banca, più precisamente a Michela di avere gli estratti conto, ma praticamente per un motivo o per l’altro ottengo solo risposte a voce. Il primo pezzo di carta l’ho visto dieci giorni fa e la scoperta non è piacevole: proprio dopo la morte di mia madre dal suo conto sono stati prelevati dal conto più di 30 mila euro. Tutti soldi presi allo sportello in contanti».

«Verso la fine del 2011, naturalmente all’oscuro di quanto stava accadendo al conto di mia mamma –, chiedo un finanziamento: ho bisogno di contanti (per un periodo non ho lavorato) e non voglio intaccare i risparmi dei miei. Naturalmente mi rivolgo a Michela per un consulto: non sono del tutto convinto sia la decisione migliore, voglio capire che rata avrei dovuto pagare per 20 mila euro.

Insomma quello che dovrebbe essere un incontro per delle informazioni in realtà si trasforma nel giorno in cui firmo il finanziamento. Michela mi convince che non c’è tempo da perdere; che i tassi sono al minimo; che il governo stava per saltare con tutto quello che ne sarebbe seguito. Insomma non c’era un solo secondo da perdere».

L’uomo firma un contratto per un debito al 9,9 per cento di interesse, che a quel tempo sembra un buon tasso. «A convincermi è una rassicurazione di Michela – continua il tolmezzino –: se non li usi, li investiamo e con gli interessi ti paghi le rate. E così è: non uso quei soldi, ma alla fine del mese mi ritrovo accreditati sul conto i soldi della rata al centesimo. Virgola 28, lo ricordo ancora».

Dopo sei mesi però l’uomo ci ripensa. «Vado da Michela e le chiedo di chiudere quel finanziamento, ma lei mi ricorda che sono investiti e che devono restare tali. Insisto. Non c’è nulla da fare. Tutto resta come prima».

«Nel frattempo resto senza lavoro e mi servono soldi per vivere. Ne riparlo con l’impiegata e mi ritrovo accreditati 4 mila euro. «Da dove escono questi soldi?, le chiedo e per tutta risposta mi invita a fidarmi. Così faccio».

Lo stesso accade qualche mese dopo, nel 2012: mi accreditano 3.200 euro, ma lo stesso giorno c’è un prelievo allo sportello dello stesso importo. Le chiedo perché quei soldi fossero stati prelevati – in quel periodo utilizzavo il fido ed ero sotto di 200-300 euro – e lei mi diceva che anche quelli erano stati investiti».

La cosa va avanti per anni, fino a quando a inizio 2015 l’uomo torna in banca arrabbiatissimo. «Avevo scoperto che il conto di mia madre non era mai stato chiuso da quando mi avevano fatto l’atto di successione. Chiedo chiarezza e insisto per chiudere quel maledetto finanziamento... «Vedrai, mi assicura, che d’ora in avanti ti ritroverai rimborsate le rate e i dei soldi».

«È andata avanti così fino allo scorso dicembre: Michela non c’è più in banca e io ho scoperto che dal conto di mia mamma, ancora aperto sono spariti almeno 30 mila euro e che io ho un debito con la banca di 14 mila euro. Ora ho chiesto la sospensione delle rate almeno fino a quando non sarà chiarita tutta questa vicenda. È vero ho firmato un contratto ma dopo sei mesi avrei voluto chiuderlo... e poi sono stato truffato».

«Ingenuo? Forse, ma qui i rapporti si basano sulla fiducia reciproca. Ci conoscevamo da almeno 20 anni e poi si “vendeva” molto bene».

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