Giust: «Un vantaggio avere un governo regionale di centrosinistra»

Pordenone verso il ballottaggio. Intervista al candidato sindaco del centrosinistra

PORDENONE. Al sindaco uscente, Claudio Pedrotti, il centrodestra ha imputato ogni male, primo tra tutti l’incapacità di saper far valere le istanze del territorio pordenonese per via della vicinanza politica con la giunta regionale. Lei, Daniela Giust, candidata del centrosinistra e renziana della prima ora, non è spaventata. «Se servirà mi farò sentire eccome».

Da sindaco considererebbe un vantaggio o un impedimento interloquire con una giunta regionale dello stesso colore politico?

«E’ sicuramente un grande vantaggio avere in Regione un’amministrazione che porti avanti riforme condivise e molte significative. Penso al reddito di cittadinanza, a quella della casa, degli enti locali, della sanitá. Il centrodestra ha fatto una campagna tutta basata sulla contrarietà alle riforme, troppo facile trovare le cose che non vanno. Io invece sono favorevole all’azione riformatrice della Regione, anche se mi rendo conto che non sempre è facile e immediato per gli amministratori locali affrontare i cambiamenti, figuriamoci per i cittadini. Io immagino un rapporto strettissimo con la Regione proprio per accompagnare questo passaggio. Il Comune deve avere un ruolo di sveglia e di propulsore per promuovere le opportunità che ci sono. Per esempio deve spingere la partecipazione ai bandi regionali e dare sostegno alle associazioni e ai privati. Se fossi in disaccordo con la Regione? Non mi farei problemi a dire quello che penso alla Regione e a combattere per le istanze del territorio».

Trieste è ancora lontana?

«“Trieste lontana” è lo studio di Abele Casetta da cui questa amministrazione è partita per colmare la sperequazione. Uno studio commissionato all’Università di Udine, che sarà presentato a settembre, dimostra che il divario è stato colmato, in tre anni, del 40 per cento. Cosa che non è stato invece fatto quanto alla presidenza della Regione c’era Renzo Tondo e alla presidenza della Provincia Alessandro Ciriani. Fuori di metafora, poi, si Trieste è lontana nel momento in cui noi continuamo a credere che lo sia. Serve una programmazione e un’attenzione quotidiana: quando c’è stato lo storno dei fondi (150 milioni di cui 26 milioni di euro solo per infrastrutture) messi dall’amministrazione Illy per il Pordenonese, l’allora presidente Ciriani non ha detto nulla. Perché alza la voce ora?».

Pordenone guarda al Friuli o al Veneto?

«Pordenone deve riguadagnare opportunità di lavoro e posizioni nella graduatoria regionale, scrollandosi di dosso il senso di inferiorità. Fatto questo, perché guardare a Udine o Venezia? Questa è una visione provinciale, dovremo saper guardare ben oltre questi confini, abbiamo potenzialità per essere ambiziosi. Io ci credo».

Che collaborazioni immagina con Udine?

«Per programmare le infrastrutture, penso poi a un’alleanza nel campo universitario sia con Udine che con Trieste. L’obiettivo deve essere l’università unica con un modello policentrico, un modello in cui Pordenone potrà dire la sua con corsi di alta specializzazione. Dobbiamo poi riannodare i fili per ragionare sul sistema fieristico. Personalmente credo che il cuore delle fiere debba rimanere a Pordenone, indipendentemente dalle scelte del management. Il prossimo anno è atteso un consolidamento del bilancio, gli amministratori hanno fatto un grande lavoro, continuiamo a sostenere questa eccellenza assieme alle categorie economiche».

Non teme di misurarsi con le Unioni territoriali intercomunali (Uti)?

«Al contrario. Sono convinta che dobbiamo far giocare il nuovo assetto istituzionale a nostro favore. E’ innegabile che il trasferimento di competenze potrà creare delle difficoltá operative in prima battuta. L’informatizzazione dei sistemi ci aiuterà a capire come muoverci e come migliorare il percorso. Io amo le sfide e sono convinta che ogni cambiamento vada affrontato gradualmente senza assumere una dimensione catastrofica che non ci fa fare alcun passo avanti. Noi partiremo rispettando la legge con tutto quello che conseguirá. Il metodo che intendo seguire è quello di iniziare dalle singole professionalità e coinvolgere gli uffici. Mi riferisco al personale di tutti i Comuni, per una programmazione che eviti i doppioni del passato, pensiamo solo a tutti i teatri in provincia. Faccio un esempio: bisognerà fare qualche chilometro in più per andare a vedere uno spettacolo? Se questo comporterà comunque una programmazione di qualità e magari un risparmio di risorse da investire in altro settore, credo che lo sforzo richiesto ci troverà tutti d’accordo. Andiamo verso un cambio di rotta che va accompagnato con fiducia».

Crede che la “dimenticanza” del circondario nello statuto del Friuli Venezia Giulia sia una carta da giocare?

«Penso che ci permetterá di mantenere più facilmente alcuni dei servizi importanti – penso ai presidi delle forze dell’ordine – che abbiamo. La scommessa da vincere sarà ottimizzare ancora di più l’alto livello di servizi del territorio. Pordenone avrà la responsabilità di coordinare tante realtá minori per abitanti e diverse per storia e consudetudini, rispettando le diverse sensibilità. E’ un compito sfidante e io sono pronta a svolgerlo». (m.mi)

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