Giuseppe Cederna: «Io, tra gli eroi del K2 e quelli di Cercas»

PORDENONE. Con il reading teatrale Anatomia degli eroi, domani alle 20.45 nel pordenonese ex convento di San Francesco, Dedica a Javier Cercas recupera le sue radici con il teatro e offre al pubblico una produzione esclusiva che vede impegnati l’attore Giuseppe Cederna e l’ispanista Bruno Arpaia. Una curiosa coincidenza, tra l’altro, vede Cederna proprio in questi giorni alle prese con una controversa storia di eroi, tant’è che è protagonista della fiction in due puntate K2. La montagna degli italiani, in onda su Raiuno ieri sera e oggi.
– Nella fiction interpreta il ruolo del friulano Ardito Desio, una figura di eroe ridimensionato dalla storia recente...
«Ardito Desio è una figura molto discussa, oggi sicuramente anche più che nel passato. È stato un grande scienziato, alpinista, geologo, ma la sua era un’impostazione militare, che guardava al risultato piuttosto che agli uomini. L’obiettivo del K2 aveva, come tutti sanno, un’importanza che andava anche al di là dell’impresa alpinistica, e io ho cercato di interpretarlo tenendo presente luci e ombre della sua figura. Ma le racconto una cosa curiosa».
– Sì, ci dica pure.
«Sono appassionato di montagna, mio bisnonno era uno scalatore e ha fondato la sezione del Cai della Lombardia, ho anche conosciuto Ardito Desio anni fa con mio padre. Conoscevo bene la storia del K2 e la sofferenza di Bonatti, del quale ero molto amico e per il quale nutrivo una stima infinita. Quando ho saputo che si stava preparando la fiction su questa storia e che c’era una parte per me, ero ovviamente molto contento. Poi però ho scoperto che dovevo fare la parte di Ardito Desio, proprio il responsabile della falsa versione sulla vicenda, be’ mi è venuto un colpo. Bisogna però tenere presente, come dice bene Mauro Corona, che la montagna tira fuori le qualità di una persona, ma anche il peggio di un uomo. Come tutte le sfide estreme».
– E gli eroi di Cercas come li ha trovati?
«Emozionanti al punto da commuovermi. Guardi sono davvero moto grato al lavoro che con Dedica mi è stato chiesto di fare, perché la scrittura di Cercas mi ha coinvolto molto, soprattutto sul piano emotivo. Il lavoro è tratto da due libri di Cercas, Soldati di Salamina e Anatomia di un istante, il testo è stato preparato da Bruno Arpaia con le musiche che esegue dal vivo Alberto Cappelli, e più che un reading, direi che è un racconto. C’è un punto che proviamo da giorni: alla fine dello spettacolo un vecchio combattente accetta di parlare con i giornalisti, e dice dei giovani che non sono tornati, che nessuno ricorda più. Ecco, questo dolore della dimenticanza mi colpisce molto, è straordinaria la potenza della letteratura di Cercas che riesce a muovere, a distanza di anni in una persona come me che non ha vissuto quelle vicende, emozioni così forti. Spero a Pordenone di trattenermi, ma l’emozione è davvero fortissima».
– La scrittura di Cercas le ha mostrato altre cose?
«Io non sono mai stato un violento, Cercas parla anche degli “eroi della ritirata”, del valore di quelle persone cioè che hanno il coraggio di tradire un’idea per la quale hanno combattuto se si rendono conto che è sbagliata. Anche il coraggio di cambiare ha una sua dignità».
– Ogni riferimento all’attualità politica è casuale?
«Sì, meglio lasciar perdere. Però è indiscutibile il fatto che noi oggi siamo testimoni di una fase delicata e il modo in cui reagiremo comporta delle responsabilità con cui dovremo fare i conti. L’eroe, in fondo, è anche chi fa bene il proprio lavoro, chi vive con dignità il quotidiano».
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