Giovane ingegnere vince il premio Alig: «La vera sfida di ogni azienda è reinventare»

Stefano Marcon è l’ingegnere dell’anno premiato da Alig, l’Associazione dei laureati in ingegneria gestionale. Domani sarà intervistato dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier in occasione della 15ª Fiera del lavoro Fvg in diretta social sulla pagina Facebook Alig. Classe 1981, laureato nel 2006 all’Università di Udine, Stefano lavora da anni nel mondo della moda e dal 2018 è in Moncler, il marchio italiano conosciuto in tutto il mondo per piumini e giubbotti.
Ci spiega qual è il suo ruolo in azienda?
«Mi occupo delle prestazioni, dei processi, dei sistemi e dell’organizzazione aziendale che coinvolgono l’intero ciclo di vita del prodotto: dallo sviluppo alla produzione, fino alla consegna nei magazzini da cui i capi partono per la distribuzione internazionale. Il settore della moda corre velocissimo, in Moncler ogni mese esce una nuova collezione in contemporanea in tutti i negozi del mondo. Il mio lavoro è far accadere le cose nei tempi e nei modi giusti cercando di migliorare continuamente: ideare nuovi processi, testare nuove tecnologie, analizzare il mercato e le esperienze vincenti di altri settori».
Parlando di lavoro si pensa necessariamente al Covid. Cos’è cambiato in questi mesi?
«È cambiato tutto. In Moncler abbiamo completamente reinventato il modo di fare le cose. A febbraio stavamo lavorando a un importante progetto e nel giro di 24 ore ci siamo dovuti organizzare per lavorare tutti in smart working. Ma il processo non si è bloccato, anzi: abbiamo cambiato le modalità e l’organizzazione per far procedere tutto a distanza».
Una grande lezione di adattamento?
«Sì, per ogni azienda la sfida del 2020 è reinventare. In un mercato che corre veloce, non c’è tempo per leccarsi le ferite, bisogna trovare nuove strade. Ci sono momenti di difficoltà ovviamente ma vedo che c’è anche una rinnovata energia in tutti i reparti aziendali, da quello creativo alla logistica. Ormai la modalità online per organizzare i meeting è diventata la normalità, trovarsi fisicamente intorno ad un tavolo è quasi un privilegio. Si va alla sostanza mentre tecnologia e social ci aiutano nella mancanza di interazione sociale: sentirsi parte di un gruppo lavorando sempre da casa non è così scontato».
Qual è la chiave per la competitività personale?
«Immaginare. Ricordo perfettamente una lezione all’Università in cui il professor De Toni ci disse: “Il futuro appartiene a chi sa immaginarlo”. Quella frase è diventata ispirazione continua e il motto del mio team. In questo momento di emergenza è ancora più difficile saper immaginare il futuro, ma se ne sei capace, lo puoi rendere possibile».
Bello sentire che l’università ha lasciato un ricordo indelebile. Cos’altro?
«Uniud mi ha dato un’ottima preparazione ma soprattutto grandi momenti di ispirazione grazie al costante coinvolgimento di aziende locali e internazionali nella didattica. Le imprese ti mettono a contatto con esperienze ed esigenze reali. Ho imparato a condividere idee e progettualità, a coinvolgere le persone, a lavorare anche sulla creatività: è come avere una preziosa cassetta degli attrezzi che porto sempre con me».
Ingegneria si conferma quindi una facoltà che può aprire molte porte.
«Sì, soprattutto in Italia nel tessuto di piccole e medie imprese che magari stanno soffrendo: l’ingegnere gestionale è una figura a tutto campo che può aiutare l’azienda a darsi nuova struttura, organizzazione e competitività».
Che consiglio vuole dare ai ragazzi che sabato faranno i colloqui online?
«Pensare in grande. Non accontentarsi. Procedere per piccoli passi ma sempre verso il traguardo. La cosa più importante è conoscersi e guardarsi dentro, capire le proprie passioni, le competenze e vedere il futuro che immagini per te stesso. Come dicevo prima: se lo immagini, puoi percorrere la strada giusta, le energie si moltiplicano. E poi è importante saper scegliere le esperienze giuste: chi si muove a caso, più difficilmente raggiunge l’obiettivo. —
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