«Giosuè ha continuato a mentire»

Fidanzati uccisi, amareggiate le mamme delle vittime. Accuse anche all’Esercito

«Ha mentito, lo ha fatto ancora». Ha le idee chiare, Eleonora Ferrante, madre di Trifone Ragone, il militare assassinato il 17 marzo 2015 di fronte al palasport di Pordenone, a 24 ore dalle parole pronunciate dall’imputato Giosuè Ruotolo in Corte d’assise a Udine. «Vorrebbe farci credere – ha continuato Eleonora – di non aver mai litigato con Trifone, ma allora perché ha mandato i messaggi molesti a Teresa, quelli scoperti proprio da Trifone che gli era andato a chiedere conto della cosa? Trifone aveva minacciato di denunciarlo per peculato, di fargli perdere la guardia di finanza, altro che non avevano litigato. E poi, accusando i coinquilini Renna e Romano di aver ideato insieme a lui il profilo Facebook “Anonimo Anonimo”, vuole delegittimare tutte le loro testimonianze, che sono capisaldi per l’accusa».
Amareggiata anche Carmelina Parrello, madre di Teresa Costanza: «Perchè l’Esercito – ha detto in aula a margine dell’udienza di venerdì scorso – non ha aperto un’istruttoria interna per verificare se tutti i comportamenti tenutisi alla caserma De Carli, dove erano in servizio il fidanzato di mia figlia, il ragazzo accusato di averlo ucciso e i due commilitoni, fossero stati rispettosi delle regole? Se qualcuno degli altri soldati avesse potuto sapere qualcosa e magari non averlo voluto riferire?».

Le parole della mamma della Costanza sono state pronunciate pochi minuti dopo le dichiarazioni di Giosuè Ruotolo, che aveva detto che, quando scvriveva dal proprio telefonino i messaggi molesti a Teresa, li mostrava dalla finestra a Sergio Romano, che arrivava nel suo ufficio per commentarli insieme a lui». «Fosse vero sarebbe veramente triste – ha commentato l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Gianni Ragone – che dei militari, invece di lavorare, abbiano potuto passare il tempo in questo modo».

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