Gillo Dorfles, il teorico del Kitsch che dispensava bellezza con distacco e ironia
Amava parlare del futuro Gillo Dorfles troppo intelligente per curarsi della morte. Un bambino disse vedendolo: “Mamma c’è un alieno vestito di marrone”. Non sapeva il bimbo che il Maestro era un grande narratore delle sfaccettature del vivere. Un esempio: «Il mio avo Hermann Dorfles arrivò dall’Austria attorno alla metà del Settecento e si insediò a Gorizia, che gli austriaci dell’Impero chiamavano Gorz e consideravano una bella località di villeggiatura invernale, dato il suo buon clima e la vicinanza del mare con la spiaggia di Grado».
Il 12 aprile prossimo Gillo Dorfles avrebbe compiuto centotto anni. Ma non ha età chi amiamo. Le sue tracce nella cultura italiana indelebili. Autore di cifra enorme di volumi, è da accogliere, con gioia, nel momento delle sua malinconica dipartita, l’ultima pubblicazione di un aureo libretto di ricordi, di viaggi preziosi compagni di una lunga vita attraversata in solitaria meditazione. Ma con la preziosa compagnia di personaggi e di città che sono stati fuoco visivo della sua intelligenza critica.
“Paesaggi e personaggi” (Bompiani, 15 euro) è un volume di dimensioni ridotte: ha il fascino delle vecchie antologie, unito alla freschezza di poetici incontri sempre levigati dalla preziosità di una scrittura rara, intrigante, fervida...
Si inizia con Gorizia dove è la casa del trisnonno Hermann, frequentata in anni lontani dalla famiglia del giovane Carlo Michelstaedter, che a dire di Dorfles aprì la strada agli studi del conflitto “esistentivo”(sic!) di Freud e Jung. Casa nella quale era un pianoforte appartenente a Ferruccio Busoni e visitata,in anni recenti, dal Nobel Carlo Rubbia.
Ma Dorfles nasce cittadino austrungarico a Trieste «città priva di una tradizione nobiliare autoctona, ansiosa di partecipare alla cultura di una madre patria nei fatti inesistente».
Ragazzino la sua passione per i bei libri lo porta nel negozio di un libraio che gli chiede: «Cos’ti vol picio? No xe roba per ti». Il libraio «uomo presuntuoso, nevrotico e poco espansivo» era Umberto Saba.
Antipatico il titolare, ma affascinanti «l’impareggiabile Lina, sua moglie e la figlia Linuccia una delle amiche più fedeli della mia adolescenza».
E che dire della bella Leonor Fini, detta Lolò eccentrica a tal punto che si favoleggiava avesse ricevuto uno spasimante “nuda”? Dorfles con tono melanconico: «Posso dire che a me non è mai successo».
E gli intrecci tra Bobi Bazlen e Eugenio Montale che, incontrato Italo Svevo, lo impone alla cultura italiana.
Poi la presenza a Milano dove sposa Chiara “lalla” Gallignani figlia del direttore del conservatorio.
L’amicizia con Toscanini e il suo fastoso antifascismo che gli farà dire all’amante Ada Mainardi, timorosa di dichiarare la sua relazione con un nemico di Mussolini: «“Sei vittima della generale vigliaccheria».
Autore di testi fondamentali contro la cultura kitsch (spazzatura) propone di costruire «una autentica cultura artigianale, un’autentica avanguardia artistica, un autentico rapporto con la natura, unico modo per affrancarsi dal cattivo gusto».
Racconta di avere girato Londra con T.S.Eliot, «uomo affettuoso».
E per chiudere un incontro esilarante. «Incontrai a Londra George Rogers, pianista famoso, cittadino inglese. Conoscevo la sua famiglia da bambino perché anche loro di Trieste. Il padre Marcello era il nostro dentista:con quali risultati è meglio non dire».
Il libro è da comperare, regalare, amare. Dorfles ha donato copiosi tesori con l’intelligenza e l’ironia che illuminano la sua presenza nella società, che ha cercato di rendere migliore. La terra gli sarà leggera.
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