Gesù con i pantaloni rosa sul camion-vela: polemica per la pubblicità di un negozio di abbigliamento

L’immagine scelta da Gasoline di San Vito al Tagliamento accende il dibattito online. Il titolare: «Non volevo provocare, sono credente». L’esperto di comunicazione Cigana: «Un messaggio di inclusività, non di blasfemia»

Susanna Salvador
Il camion vela con l’immagine di Gesù in croce con i jeans
Il camion vela con l’immagine di Gesù in croce con i jeans

Un camion-vela con un’immagine gigante di Gesù in croce che indossa dei pantaloni rosa, parcheggiato lungo viale Primo Maggio ad Azzano Decimo. La scelta del titolare di Gasoline, negozio di abbigliamento di San Vito al Tagliamento, è impattante e nasce per pubblicizzare gli sconti dei capi per donna e uomo.

Una telefonata segnala quel camion e il post sul profilo Instagram di Paolo Gambi, accompagnato dal quesito “Blasfemia in provincia di Pordenone?”. Gambi, che nel suo curriculum si definisce un artista, poeta e performer multimediale, oscura il nome del negozio e la località dello stesso, mostra solo l’immagine di Gesù in croce con i calzoni rosa, e racconta che lo stesso negozio, per fare gli auguri di Natale, aveva scelto l’immagine di un presepe con il Bambin Gesù, una scimmia al posto della Madonna e un alieno in quello dove ci sarebbe dovuto essere Giuseppe.

«Credo sia di pessimo gusto – sentenzia l’artista –. Molte persone si chiederanno perché». Così come si domanda come mai i cristiani non abbiano nulla da dire. «Perché dicono che è profondamente offensivo mettere una scimmia al posto della Madonna e un alieno in quello di Giuseppe?».

La vicenda del camion-vela con Gesù in croce che indossa calzoni rosa non ha colpito particolarmente gli abitanti del Pordenonese, a parte qualche sporadico commento non sempre negativo. Tanto che al telefono la voce del titolare di Gasoline, Andrea Leandri, palesa stupore per l’interesse suscitato dalla pubblicità.

«Certo che è di impatto, ma non si può parlare di blasfemia. Non volevo provocare... Io sono credente, vado in chiesa e mi spiace se qualcuno si è sentito offeso». Leandrin racconta che alcuni clienti gli hanno fatto i complimenti, parlando di un messaggio apprezzabile, simpatico.

Dietro a quell’immagine così forte c’è un messaggio che parla di «inclusività – spiega poi Stefano Cigana, giornalista esperto di comunicazione –. Ho girato io il manifesto al fratello di Andrea: fa riferimento alla vicenda, raccontata anche in un film, del ragazzo con i calzoni rosa, che si è suicidato dopo essere stato bullizzato dai compagni proprio perché indossava pantaloni di quel colore. Anche la Chiesa ha cambiato il modo di comunicare, e cerca di rendere contemporanee le immagini sacre per avvicinarsi al linguaggio dei giovani».

Un messaggio “elitario”, di difficile lettura ai più, destinato comunque a sollevare dibattito. Come quel presepe che mal si accorda con la natività tanto cara ai credenti, fatta di una capanna, del Bambin Gesù, di Maria e Giuseppe. «Anche in questo caso volevano solo lanciare un messaggio diverso, ripeto, non c’è mai stata l’intenzione di offendere. Non lo avrei mai fatto, sono un credente».

Ora non resta che attendere l’immagine scelta per gli auguri di Natale 2025.

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