«Gentiluomo d’altri tempi» Addio al generale Parisotto

Tanti fra amici, alpini e volontari ieri a Martignacco per l’ultimo saluto «Sei andato avanti e ci piace immaginarti tra le tue amate montagne»
Martignacco 17 agosto 2017 Funerale Generale Rolando Parisotto. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Martignacco 17 agosto 2017 Funerale Generale Rolando Parisotto. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
«Il suo altruismo lo rendeva un gentiluomo d’altri tempi». Don Luca Calligaro, parroco di Martignacco, ha reso così onore a Rolando Parisotto, scomparso lunedì a 89 anni. A salutare per l’ultima volta il generale della Julia, ieri pomeriggio, numerosi alpini e volontari della protezione civile. Circa cinquecento persone hanno detto addio «all’uomo del fare, che con grande spirito di sacrificio sapeva guardare avanti anche tra mille difficoltà, e che meglio di ogni altro ha legato le sorti e le testimonianze della Brigata Julia alla città di Udine».


Padre della protezione civile degli alpini in Friuli Venezia Giulia, figura importante che ha segnato il percorso di vita di molti soldati, volto conosciuto anche in Italia e all’estero dove ha partecipato a numerose missioni umanitarie: questo era Rolando Parisotto “l’alpino” per tutti, “l’uomo con la divisa”, come ha ricordato il figlio Paolo nel saluto finale.


Il feretro è stato portato all’interno della Chiesa tra due ali formate dalla protezione civile e dagli alpini delle varie sezioni del Friuli e del Veneto. Quindi ad accoglierlo all’altare sono stati i canti del coro della Julia.


«Era legato ai valori della disciplina e dell’ordine tipici della vita militare – ha detto don Calligaro –. Da bravo ufficiale degli alpini aveva plasmato gli altri volontari della protezione civile in base alla propria educazione militare. Dirigeva le operazioni con ordine e grande spirito di solidarietà e di squadra, senza eccessi di protagonismi. Era sempre in mezzo ai suoi compagni d’avventura e spronava a continuare anche in mezzo alle difficoltà, ma era dotato allo stesso tempo di una delicatezza umana che rendevano il suo animo nobile» .


«Ora il generale è andato avanti, come dicono gli alpini, e ha varcato la soglia della casa del Signore. Ci piace immaginarlo – ha così concluso il presule – tra le amate montagne, mentre scala la vetta più importante. A noi rimangono i semi del bene che ha coltivato per tutta la sua vita. Ora sta a noi farli maturare per mantenere vive le sue opere e il suo ricordo».


Il generale Parisotto, infatti, ha lasciato una grande eredità, prima tra tutte la protezione civile dell’Ana facendola diventare un fiore all’occhiello dell’associazionismo friulano. Nella veste di coordinatore regionale ha guidato il suo “esercito di volontari” tra i profughi della Bosnia raccolti in Istria nel 1992, tra gli alluvionati di Sarno in Campania e alla Missione Arcobaleno per le popolazioni del Kossovo rifugiate in Albania, dove aveva allestito ben 800 tende. È stato anche in prima fila a dirigere i propri uomini durante il disastro che nel 2003 aveva colpito tragicamente Ugovizza e Pontebba.


E per quest’ultimo viaggio non poteva mancare sulla bara il cappello con la penna nera appoggiato su un cuscinetto «perché gli alpini erano la sua famiglia, i suoi figli, i suoi fratelli» ha ricordato il figlio Paolo ringraziando tutti per la forte partecipazione. «Ha lasciato un forte ricordo in noi – ha concluso –. In questi giorni ho capito quanto è stato maestro di vita per molti. Gli alpini lo porteranno sempre nel loro cuore».


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