Generali, a Raffaele Agrusti buonuscita da 6,1 milioni

L’annuncio dalla compagnia del Leone. Nessuna azione risarcitoria nei confronti dell’ex direttore generale e dell’altro top manager Perissinotto

PORDENONE. Ammonta a 6,11 milioni di euro la buonuscita che sarà corrisposta da Generali a Raffaele Agrusti, l’ex direttore finanziario e direttore generale della compagnia, fratello del presidente di Unindustria Pordenone Michelangelo Agrusti, che ha optato per una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con il gruppo, che avrà effetto dal prossimo 31 dicembre.

Lo ha comunicato Generali in una nota diffusa, su richiesta della Consob, per fornire ulteriori informazioni sulle attività di approfondimento relative ad alcune operazioni straordinarie concluse dalla precedente gestione e finite sotto osservazione per «irregolarità sul piano della governance interna». L’accordo raggiunto con Agrusti non prevede patti di non concorrenza nè manleve.

Intanto l’Ivass ha chiesto a Generali di esprimere una nuova valutazione dell’azione di responsabilità nei confronti dello stesso Raffaele Agrusti e dell’ex top manager Giovanni Perissinotto, sottoponendola all’esame del cda.

Il cda della compagnia - ha replicato il Leone - aveva già valutato se sussistessero i presupposti per iniziative legali a tutela della società riguardo agli investimenti in private equity e fondi alternativi finiti sotto osservazione. «Sulla scorta del parere legale acquisito, è risultato escluso qualsiasi profilo di rilevanza penale» ha informato Generali.

Dal punto di vista civile, l’analisi condotta ha portato «alla decisione di non procedere, allo stato, a possibili azioni risarcitorie» nei confronti dei due manager «principalmente in considerazione della difficoltà di collegare le irregolarità emerse a danni risarcibili a norma di legge».

Il collegio sindacale del Leone ha a sua volta ritenuto che, per la promozione di un’azione di responsabilità, «gravasse sulla società un articolato insieme di oneri probatori, che presentava profili di incertezza alla luce degli esiti delle verifiche svolte». Ha quindi deliberato «all’unanimità» di non ritenere «allo stato sussistenti i presupposti necessari per promuovere in via autonoma l’azione di responsabilità» nei confronti di Perissinotto e Agrusti.

Il collegio aveva però già deciso di monitorare «l’evolversi della situazione», invitando il cda a fare altrettanto e riservandosi «ogni ulteriore valutazione al riguardo qualora dovessero emergere nuove evidenze e informazioni rilevanti allo stato non disponibili».

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