Galante: «Da alcuni critiche preconcette su ogni tipo di scelta»
Aldo Galante, presidente della Piergiorgio dal 2019 e membro del Cda da oltre 25 anni (da quando c’era ancora il fondatore, don Onelio) fa il punto sulla situazione dell’ente.
Presidente, cosa sta succedendo alla Comunità Piergiorgio?
«In poche parole alcuni soci, ognuno per una sua ragione personale (per esempio, ci sono dipendenti che faticano a seguire la necessaria evoluzione dell’ente prevista anche dalle normative), non condividono l’attuale linea di gestione e sono sempre in polemica, con l’obiettivo di “sfiduciarci”. Ma la sfiducia riguarda il Parlamento e non le associazioni, se non per gravi inadempienze che non ci sono state. Certo, c’è un deficit che è cominciato nei primi anni Duemila, da quando è stata aperta la sede di Caneva che ha costi ingenti. Casomai, dal 2019 il Cda ha reso possibile un’inversione di tendenza nei conti che speriamo sia confermata».
Secondo lei, perché è stato fatto e reso pubblico questo esposto?
«Questi soci hanno l’idea che “non va bene niente” e bocciano qualsiasi cosa senza esaminarla. A parte la questione economica che, però, va vista in modo corretto, appunto perché il deficit c’è da tempo. Continuano ad attribuire al Cda errori su qualunque azione proposta. Ma quale sia motivazione profonda non si sa».
In sintesi, cosa ha significato l’esposto dei 24 soci?
«In realtà i firmatari avevano raccolto deleghe di soci che non fanno più parte della vita comunitaria, soci che venivano “rincorsi” per ottenere le deleghe. All’ultima assemblea per l’elezione di uno dei probiviri loro erano presenti, ma i numeri erano a favore dell’attuale Cda: 24, contro 18. C’è stata una votazione palese e nominale e nessuno dei soci ha obiettato. Secondo me, ribadisco, alla base ci sono motivazioni personali, perché ci sono obiezioni su tutte le scelte del Cda eletto dall’assemblea che, tra l’altro, ha il diritto-dovere di fare queste scelte e può essere “sfiduciato” solo per gravi motivi. Ma gli unici ad aver violato gravemente e sistematicamente articoli statutari e regole di buon senso sono stati loro, sono stati gli stessi probiviri a confermare la gravità delle loro violazioni».
E dopo l’esposto cosa è successo?
«La gestione è stata difficoltosa da quando Strizzolo (un anno fa circa) ha assunto il ruolo di revisore. Aveva un atteggiamento tale da ostacolare lo svolgimento del consiglio e io sono stato incaricato dal Cda di risolvere la situazione. Da quel momento ho consolidato gli aspetti di consapevolezza legale e curato quelli legati alla comunicazione. Ho ascoltato sempre le proposte di Strizzolo, salvo poi intimargli di permettere agli altri di continuare i lavori, senza monopolizzare assemblee e consigli. Le espulsioni del 15 marzo sono avvenute secondo legge (presente il notaio), ma delle 13 proposte ne sono state fatte 10. I tre disabili non sono stati espulsi. L’assemblea li ha ritenuti non responsabili di quanto contestato».
I disabili e le famiglie come vivono la situazione?
«Sono rimasti in prima battuta spiazzati. Hanno chiesto spiegazioni. E io le ho date indirizzando lettere a tutti i soci, informandoli sull’evoluzione degli eventi. Questo momento viene vissuto con difficoltà da disabili e famiglie. Durante le assemblee ci sono state urla e grandi conflitti e così era difficile, dall’esterno, capire dove stava la realtà. Per questo ho chiesto l’intervento dei probiviri». —
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