Fuoco incrociato su Di Benedetto
Giovanni Di Benedetto, già sindaco di Fontanafredda e assessore regionale prima e senatore della Dc poi, da un lustro è al vertice della compagnia Itas assicurazioni, con sede a Trento. Nel Gruppo ci lavora dal 1965, dove ha cominciato come agente proprio dalla provincia di Pordenone. Martedì presiederà l’assemblea annuale dei soci (sono 697 mila), ma non sarà un passaggio solo formale. Il gruppo assicurativo, l’ottavo a livello nazionale, è investito da uno scandalo relativo a presunte “spese pazze” che ha comportato il licenziamento di una impiegata prima e del direttore generale Ermanno Grassi poi. E ora i sindacati e parte del mondo politico chiedono un azzeramento dei vertici. La Procura di Trento muove ipotesi di accusa che vanno dalla truffa alla tentata estorsione e sino alla calunnia. L’indagine era partita dal licenziamento di una dipendente avvenuto nel luglio 2015 per appropriazione indebita. Poi l’accusa di truffa ai danni dell’Itas mossa all’ormai ex dg. In ballo migliaia di euro di presunti rimborsi spese o spese come un vassoio d’argento, 4 mila euro; 6 mila euro di consulenza per l’ex moglie del manager; un attico ristrutturato e ammobiliato con un frigorifero a forma di cofano dio una vecchia 500 (9 mila euro di valore), la penna Mont Blanc (1.400 euro), Porsche e vacanze.
Presidente, che succede?
«Premetto che Itas e il sottoscritto in questa vicenda sono parti lese costituite. Resta, ad ogni modo, molta amarezza».
I sindacati (e il gip) dicono che non potevate non sapere.
«Sono stati compiuti tutti gli atti previsti dalla normativa con l’intervento dell’Autorità di vigilanza, che hanno comportato la lettera di contestazione, le controdeduzioni, la delibera del cda di sospensione e, con la chiusura delle indagini, il licenziamento del manager».
Lei era pedinato...
«Credo che l’ex dg si aspettasse l’allontanamento e quindi, in una sorta di fase di delirio di onnipotenza, possa avere ordito questo. L’autorità inquirente se n’è accorta. Sono partiti gli audit e sono emerse avvisaglie di irregolarità nelle fatture. Secondo l’autorità giudiziaria si dovevano creare elementi per potermi ricattare, progetto naufragato. Una cosa oscena. Ad ogni modo, se qualcuno mi ha “seguito”, si sarà accorto che cammino con i piedi per terra, schiena dritta e fronte alta».
Parlava di amarezza.
«Quel manager l’ho portato ai vertici io: da vicedirettore genera a condirettore e dg. Poi ha manifestato ingratitudine attraverso questa mossa avvilente. Peccato, perché era una persona molto attiva. Talvolta capita di lanciare qualcuno e di venire poi accoltellati alle spalle».
Martedì ci si attende una resa dei conti.
«L’ordine del giorno prevede l’approvazione del bilancio e il piano industriale. Ovviamente relazionerò sull’accaduto».
C’è questa proposta di modifica dello statuto che apre la strada al suo quarto mandato, nel 2018.
«Non è una proposta del cda, ma dell’assemblea, avanzata lo scorso anno. Sono state valutate formule che garantiscano il ricambio fisiologico e la continuità della governance. Sia chiaro: non sono incollato alla poltrona e tantomeno intendo scaldarla».
Si dimette?
«Il mio mandato scade ad aprile 2018 e lo porto a termine. Ho 73 anni, credo di avere scritto, con i miei collaboratori, una bella pagina della storia di questo Gruppo».
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