Funerale in Jaguar per evitare sino all’ultimo “’A livella”

«La morte sai cos’è? E’ una livella», scriveva il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, nella sua celebre poesia “’A livella”, in cui ricordava che dopo la morte siamo tutti uguali, ricchi e...

«La morte sai cos’è? E’ una livella», scriveva il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, nella sua celebre poesia “’A livella”, in cui ricordava che dopo la morte siamo tutti uguali, ricchi e poveri. A Pordenone e provincia c’è chi l’ultimo viaggio lo può fare in Jaguar: lo ha fatto notare Gianni Zanolin nella sua pagina Facebook, suscitando un ampio dibattito. Lo spunto è fornito dal carro funebre della ditta Mario Prosdocimo: un modello della nota casa automobilistica inglese. «Ultimo giro in Jaguar – scrive Zanolin – ovvero resistere ’a livella sino all’inverosimile. Un carro funebre in fondo è quello che ti fa fare l’ultimo giro. Vuoi mettere in Jaguar? Poi, in cimitero o nel forno crematorio: ’a livella, tutti uguali. Ma, sino a che si può, la differenza di ceto sociale va dimostrata. Fantastico».

Un post con uno spunto polemico che ha suscitato molti commenti e “mi piace”. C’è chi ci ride sopra sperando nell’ultimo viaggio su una Harley o chi afferma che «è l’unico modo per salire su una Jaguar». C’è chi, come il consigliere comunale del Pdl Francesco Ribetti, la trova una polemica inutile perché «ogni imprenditore è libero di decidere come erogare i propri servizi, così come ogni cittadino è libero di quali usufruire. L’importante è che ci siano alternative per tutti e un servizio pubblico per chi non ha risorse». E c’è chi ricorda che, nella sua esperienza, le onoranze funebri non hanno mai chiesto quale marca di carro funebre utilizzare.

Mario Prosdocimo chiarisce che «per me uno vale l’altro. Non c’è una tariffa diversa tra chi utilizza il carro funebre Jaguar o un altro, né io utilizzo uno per il benestante e l’altro per l’indigente». Spiega che può capitare che venga richiesto il modello inglese e che questo sia già destinato da programmazione ad altri funerali. «Per me sono tutti uguali – prosegue –. In certi casi capita che io debba usare un altro anziché il Jaguar, che è più grande, ma soltanto per una questione di spazi».

Nessuna scelta, quindi, dettata dal ceto sociale né tantomeno aumenti della tariffa per chi fa l’ultimo viaggio in Jaguar. A fine anno, conclude Prosdocimo, un altro carro funebre potrebbe essere sostituito da uno di marca Jaguar. Così tutti saranno accompagnati allo stesso modo: ’a livella anche nell’ultimo viaggio.

Donatella Schettini

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