Fu soltanto una frase isolata: assolto «Non è istigazione all’odio razziale»
/ lestizza
Gli insulti erano stati pesanti e avevano comportato una sanzione del giudice sportivo a carico della Polisportiva comunale Lestizza, in quanto società ospitante il match. A pronunciarli, tuttavia, non era stato un tesserato, ma uno spettatore aggrappato alla rete di recinzione del campo. Frasi irriproducibili sul nostro giornale, ma che la Procura non aveva esitato a trascrivere nel capo d’imputazione contestato a Carlo Garzitto, 49 anni, di Lestizza, fino all’ottobre 2020 capogruppo della Lega a Mortegliano: violazione della norma (il decreto legge 122/1993) in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Con quelle parole, urlate all’indirizzo di giocatori di colore della squadra avversaria, la triestina Alabarda Calcio, il tifoso avrebbe in pratica «manifestato o ostentato emblemi o simboli di discriminazione razziale in pubbliche riunioni». Ossia, appunto, nel corso di una partita.
Il processo celebrato in abbreviato davanti al tribunale di Udine ha dimostrato che non era così. «Il fatto non sussiste» ha dichiarato il giudice monocratico Mauro Qualizza, emettendo sentenza di assoluzione e concordando in tal modo con la tesi sostenuta dal suo difensore, l’avvocato Giovanni Adami, e sulla quale avevano finito per convergere anche le conclusioni del pm onorario, Marzia Gaspardis. «Non basta una sola frase pronunciata nell’ambito di un unico contesto pubblico, per integrare il reato della propaganda, della diffusione e dell’istigazione dell’odio razziale», ha osservato il legale, producendo una serie di sentenze su contestazioni analoghe. Quanto a Garzitto, inoltre, la difesa aveva insistito sull’assenza di qualsiasi suo collegamento con bandiere o ambienti o partiti xenofobi, di estrema destra o anticostituzionali.
L’episodio era avvenuto il 16 novembre 2019 allo stadio comunale di Galleriano. «Durante tutta la gara – aveva motivato il giudice sportivo, nel disporre le porte chiuse per il successivo incontro casalingo – alcuni tifosi del Lestizza dei quali uno dotato di megafono, insultavano pesantemente i calciatori della squadra avversaria Alabarda calcio in relazione alle loro capacità tecniche calcistiche. Oltre a questo, gli insulti erano anche chiaramente a sfondo razziale, in quanto la società ospite aveva schierato sul terreno di gioco calciatori di colore».
Dal canto suo, la società ospitante aveva deciso all’unanimità di non presentare ricorso contro la sentenza. «Sarebbe come negare l’accaduto, che personalmente considero un episodio devastante – aveva spiegato il presidente del Lestizza, Luigi Contento –. Abbiamo il dovere di condannare simili comportamenti, dai quali prendiamo categoricamente le distanze: questo è il segnale che possiamo dare come uomini di sport. Anzi – aveva concluso – come uomini». —
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