Fra Udine e Trieste, volti e figure del ’900

Dipinti e disegni a palazzo de Nordis ricompongono la ritrattistica regionale dall’inizio del secolo scorso agli anni 2000

Un’emozionante scelta di arte da vedere apre, al primo piano del cividalese palazzo de Nordis, la mostra I maestri del Novecento. La rappresentazione della figura umana in Friuli-Venezia Giulia (fino al 18 marzo, catalogo di Editrice Leonardo a cura di Alessandro Fontanini). Proseguendo la ricerca avviata lo scorso anno con la rassegna I maestri del paesaggio, l’Associazione Amîs di Cividât analizza ora le diverse locuzioni linguistiche della della ritrattistica: un’ottantina le opere, di oltre cinquanta maestri, della nostra e di altre regioni presenti in collezioni locali.

Dà il ciak alla lunga avventura visiva la neosettecentista Scena veneziana di Emma Ciardi, figlia di Guglielmo Ciardi, dal tocco fragrante, con tagli e inquadrature insolite. Due le tele di Arturo Colavini da Aiello databili al primo ’900: la giovane donna de Le fasi del sonno, al centro di un cupo, onirico interno dal quale emergono ingorghi sfatti di figure, sembra scaturire da una visionarietà fantastica alla Hugo von Hofmannstahl, mentre nell’Atelier dell’artista il malizioso spunto belle époque, messo a fuoco dal sensuale nudo della modella abbandonata sul divano, passa attraverso un viraggio fiammingo enunciato sia dalla minuziosa descrizione d’ambiente sia, soprattutto, dalla seconda misteriosa figura femminile d’aura rembrandtiana.

E quattro sono le composizioni di Giovanni Pellis. Il nudo femminile Fecunditas (1925) rilegge Tiziano e i manieristi secondo fluenze Liberty passate attraverso l’opera di Dyalma Stultus, tra i più significativi esponenti del novecentismo triestino. La Testa di vecchio è uno dei frammenti in cui fu smembrata la grande tela (metri 180 x 4) Ritirata di Caporetto (1918): si caratterizza per il tormentoso espressionismo-secessionismo di stralunata durezza e i velati richiami alla tensione nordico-monacense.

Le fa da controcampo, con monumentalità d’impianto, il generale di Dopo la vittoria (1919), figura che si staglia sullo sfondo di una montagna innevata lungo le cui pendici si dispiega una fila di alpini. In Piccoli bagnanti (anni Trenta) tre corpi dorati grondanti una vitalità aspra e selvatica, sulle rocce del torrente montano, hanno un andamento che richiama Cézanne. Nel Nudo di donna (primo Novecento) violentemente contorto e serpentino, di Umberto Martina, traspare una torva sensualità alla von Stuck, grande protagonista della Secessione monacense, geniale inventore di erotiche fantasia medusee. Percorre la Donna con capelli biondi (1926) e il Ritratto virile (1925-1928) del triestino Gino Parin un rarefatto e quasi surreale decadentismo preraffaellita.

Di un altro triestino, Piero Marussig, che nel 1920 fu tra i fondatori a Milano del “Gruppo del Novecento”, il Ritratto di Fedra (1932) unisce all’intensità della linea una costruzione per masse nettamente scandite, che immergono il quotidiano in una dimensione di realismo magico sottolineato da una sorta di fissità bizantina. Nella Figura di donna e nel Ritratto del pittore Prudenziato (anni Trenta) affiorano gli interessi di Virgilio Guidi per lo spazio e per arcane epifanie luminose nelle quali echi da Giotto a Piero della Francesca si coniugano con richiami a Matisse e Cézanne nonché alle penombre calde e fluorescenti della Scuola Romana di Scipione e Mafai.

Disegni magistrali sono le due Figure maschili di Sironi, la Maternità (1936) di Afro, di delicata vaghezza neocinquecentesca, la Figura (1959) di Mirko panneggiata come da abiti rituali o d’apparecchiature guerresche, che pare formarsi sull’onda di lontananze arcane, l’ellittica Pietà (anni Trenta) di Arturo Martini, l’Uomo seduto (1942) di Mascherini. Il Nudo femminile, di Carlo Sbisà monumentalizza toscanamente le Veneri rinascimentali collocandosi in un assorto “realismo magico”.

Fra gli altri autori rappresentati ci sono Zigaina, Modotto, Celiberti, Ciussi, Tullio Crali, Colò, Ursella, de Finetti, Rietti, Pittino, Luigi Bront, Coceani, Carà, Ceschia, Altieri, Mocchiutti, Edoardo Del Neri, Tavagnacco, Tubaro, Marcello D’Olivo, Safet Zec, Cernigoj, Guacci. Delle ricerche negli anni Duemila danno testimonianza le immagini al computer del duo Marotta & Russo e una squisita composizione “tattile” di Bruno Aita.

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