Forse è stata una delusione amorosa a spingere il poliziotto a farla finita

GORIZIA. La Procura della Repubblica, investita del caso del suicidio di Massimo Costanzo, il poliziotto che nella notte tra martedì e mercoledì si è tolto la vita sparandosi un colpo alla tempia con la pistola d’ordinanza, non ha ritenuto necessario disporre l’esame autoptico sul cadavere.
La dinamica del fatto appare chiara: non vi sono responsabilità di terzi e pertanto nulla avrebbe potuto aggiungere a quanto già a conoscenza degli inquirenti sul fatto che ha visto protagonista e vittima l’agente cinquantaduenne della Polizia di Stato, goriziano, in servizio alla squadra volante della Questura del capoluogo isontino. Se dunque la dinamica è chiara, benché il suicidio non abbiamo avuto testimoni oculari, restano ancora senza risposta le domande che tuttora molti si pongono sul perché di quel gesto estremo posto in essere in strada, in via del Cotonificio, a Piedimonte, poco dopo la mezzanotte di martedì. Un gesto che non ammetteva ripensamenti. Una volontà di farla finita che gli ha fatto estrarre la pistola dalla fondina, portarla alla tempia e poi premere il grilletto.
Il rumore dello sparo in piena notte, quando per il caldo tante finestre vengono lasciate aperte, ha richiamato in strada molti residenti della via. Immediata la richiesta di soccorso. Quando i sanitari del 118 sono giunti sul posto, ormai non vi era più nulla da fare. L’uomo sarebbe spirato pochi istanti dopo.
Chiarita la dinamica del fatto restano aperti molti interrogativi. Certo è che il suicidio di Costanzo non è assolutamente collegabile, come in un primo tempo lasciava presupporre un frettoloso comunicato del Sindacato autonomo di Polizia, seguito da una nota alla stampa per meglio chiarirne il senso. Nessuna incomprensione con i colleghi. Anzi. Massimo era benvoluto e con il grado di assistente capo spesso era lui a comandare la pattuglia della volante. Non si tirava mai indietro. Amava il suo lavoro e. benché restio a condividere i problemi personali con i compagni di lavoro, era gioviale. Ecco, semmai, il cruccio dei colleghi: quello di non avere percepito che qualcosa lo rodeva dentro.
Allora è altrove che vanno ricercate le ragione del suicidio. E, stando anche a quanto lo stesso Costanzo aveva postato sul proprio profilo Facebook il pomeriggio di martedì, poche ore prima di togliersi la vita, lo scritto lasciava in qualche modo intendere una sua profonda prostazione, un sentimento di rabbia a seguito di una relazione sentimentale finita male che non gli lasciava pace e di cui non riusciva a liberarsi. Un’ossessione che lo ha portato a rivolgere l’arma verso sé stesso.
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