Finto avvocato finisce a processo

PORDENONE. In tribunale tutti lo conoscono. Parla con avvocati, scherza con i cancellieri, fa fotocopie di atti. Tutti lo chiamano “avvocato”. Pensava che fosse tale anche una coppia di Oderzo, che si era affidata a lui, Gualtiero Pigozzi, classe 1963, nato a Pordenone, per dirimere una bega legata a un’esecuzione immobiliare per un debito con Equitalia.
Ebbene, dopo una serie di incontri, i due si sono resi conto che davanti non avevano un avvocato, ma un presunto tale. Ed è scattata la denuncia, scaturita in un procedimento penale per esercizio abusivo della professione. Ieri mattina in tribunale è andato in scena il processo a carico dell’imputato.
Gualtiero Pigozzi, che con grande tranquillità ha detto al giudice: «Io non sono un avvocato, ma ne conosco tantissimi e faccio da tramite con un centinaio di studi legali». Poco male, peccato che in aula sia stata mostrata la stampa del suo profilo Linkedin, nel quale si definisce “Pigozzi avv. Gualtiero”.
L’imputato respinge le accuse, tanto da essersi opposto al decreto penale di condanna da 22 mila 500 euro firmato dal pubblico ministero Gabriella Cama. Ed ecco che il procedimento è passato alla fase dibattimentale. A pesare sull’imputato almeno un procedimento gemello incardinato a Pordenone.
Pigozzi nel 2015 è finito a processo per esercizio abusivo della professione e pure per appropriazione indebita, con tanto di rinvio degli atti al pubblico ministero per aggiungere ai reati contestati pure la truffa. Cosa è certo? Che il finto avvocato si è sempre fatto pagare: alla coppia di Oderzo aveva chiesto diecimila euro di parcella, ridotti poi a seimila, da saldare con rate di 250 euro al mese.
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