Fine del Ramadan tra collette e richiesta del cimitero islamico

Fine del Ramadan e festa grande, ieri mattina nel Centro culturale islamico a Pordenone, per mille musulmani. E’ stato il giorno dell’Eid al-Fitr a segnare lo stop al digiuno.
«Chiediamo di donare 50 euro alla comunità» hanno invitato gli imam marocchini. E’ una comunità forte in cui la parola fratellanza è baricentrica, in Comina.
nella festa di ieri sono stati accolti una cinquantina di profughi in attesa dello status di rifugiati politici e qualche visitatore italiano. «Dopo avere rispettato il dovere di zakat, la donazione ai poveri e un mese di digiuno e preghiere – ha detto Khalid Erradad, arrivato a Pordenone da Sacile –, la festa è un ritorno all’impegno quotidiano. Il valore che ci ispira è quello della libertà dal terrorismo islamico, che ci colpisce per primi».
Un pensiero forte è andato alle vittime friulane massacrate da un commando terrorista a Dacca. Gli ultimi sermoni hanno lasciato in piedi i desideri, i progetti. «Il desiderio è quello del lavoro per tutti i fratelli islamici – l’imam Ahmed Erraji è la guida spirituale del Centro –. I progetti sono di sistemare meglio gli interni della moschea».
L’obiettivo a medio termine è di una cambusa per i pranzi comunitari. La priorità è il lavoro. Ne è priva oltre la metà degli immigrati, molti dei quali vivono ancora nella precarietà della crisi. «I conti per pagare il mutuo per la sede del centro sono in regola – ha detto Shemshiri –. Mancano circa 70 mila euro e in un paio di anni potremmo farcela».
Le collette aiutano anche le famiglie dei disoccupati: un pilasto dell’Islam è la carità. Le opere solidali nel periodo di Ramadan, hanno un valore spirituale moltiplicato per gli immigrati da Marocco, Bangladesh ed Est europeo.
«Chiediamo pace e solidarietà per tutto il mondo – ha dichiarato l’imam Erraji –. Condanniamo la guerra e il terrorismo perché siamo una comunità pacifica, rispettosa delle regole. Il mese di purificazione è stato dedicato alla solidarietà, alla pace e alla riconciliazione».
La ricorrenza ha una tradizione diffusa: la visita al cimitero per tramandare la pietà e l’amore filiale tra generazioni. Di qui il rilancio di un tema: «Non abbiamo un camposanto in città», un problema aperto da circa 10 anni: la domanda presentata in municipio («trasferire una salma nel sudest asiatico costa migliaia di euro» ha ricordato Shemshiri) è rimasta sepolta da altri faldoni e altre emergenze. «Chiediamo libertà e diritti uguali – ha detto Ermal Adbellah – per tutte le religioni».
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