Fidanzati uccisi, Giovanni Ruotolo: "Questa situazione uccide mentalmente mio fratello Giosuè"

PORDENONE. «Mio fratello è in carcere da quasi un anno e questa situazione, anche mediatica, lo sta uccidendo mentalmente. E’ molto provato, ma ultimamente l’ho visto più sereno perchè sta finendo il processo e stanno emergendo molte prove che dicono che non può essere stato lui a commettere il duplice omicidio».
Ha scelto le telecamere di “Quarto grado”, su Rete4, e il microfono di Pierangelo Maurizio, per raccontare in modo più diffuso rispetto alle precedenti occasioni, Giovanni Ruotolo, fratello di Giosuè, il militare campano accusato di aver ucciso i fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, il 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport di Pordenone.
Escluso inizialmente dalle prime udienze perchè testimone, dopo aver deposto in aula Giovanni Ruotolo è apparso più sollevato nel raccontare il proprio stato d’animo e quello di Giosuè, visitato in carcere otto giorni fa a Belluno.
«Gli hanno attribuito molte cose ingiuste – ha dichiarato il fratello dell’imputato – e anche per quanto mi riguarda occorre fare chiarezza. Sono stato io a mettere a disposizione dei carabinieri il mio computer a Somma Vesuviana e quando si parla di cancellazioni massive di dati occorre capire che si è trattato di cancellazioni automatiche con un programma comune chiamato CCleaner. E poi, se mai avessi avuto file compromettenti nel mio computer, perchè avrei dovuto aspettare sei mesi per effettuare le cancellazioni?».
Sul punto, la tesi della procura della Repubblica è che sia sospetto che le cancellazioni siano state effettuate proprio nei giorni di fine settembre 2015 in cui stavano emergendo le notizie circa il rinvenimento, nel laghetto del parco di San Valentino, della pistola usata per uccidere i fidanzati».
Quanto al fratello, Giovanni Ruotolo ha dichiarato: «Il suo rapporto con la fidanzata Rosaria era completamente normale, come accade per tutte le coppie». E circa i messaggi deliranti inviati da lei a Giosuè, anche fingendosi terze persone, sul presunto aggravarsi del proprio stato di salute, tanto da descriversi, in alcune circostanze, in coma, l’intervistato ha tagliato corto: «Giosuè è sempre stato molto protettivo nei miei confronti, non mi ha mai confidato nulla circa una cosa del genere».
Un ulteriore particolare Giovanni Ruotolo lo ha invece fornito sul fatto che «con mio fratello facevamo sport insieme, io judo e lui kung fu. Era cintura nera». E, a proposito della lite con Trifone, che l’accusa ritiene un elemento importante nella ricostruzione del movente e che la difesa nega, invece, sia mai avvenuta, il fratello di Giosuè ha dichiarato che «se vi fosse stata non sarebbe stato facile, per Trifone, un confronto del genere».
Intanto il processo continua e nella giornata di domani saranno ascoltati Francesco, Giovanni e Giuseppe Ragone, rispettivamente il padre e due fratelli di Trifone. La loro testimomonianza completerà quella di Eleonora Ferrante, madre della vittima, che aveva già deposto nelle scorse udienze, così come i genitori di Teresa Costanza.
Il lunedì successivo, 27 febbraio, sarà la volta di Mariarosaria Patrone, la fidanzata di Giosuè, e della madre della ragazza, Stella Secondulfo.
Due udienze che completeranno il quadro dei testimoni dell’accusa e che precederanno le audizioni di quelli di parte civile e della difesa.
Il verdetto di primo grado, secondo il calendario stabilito, non dovrebbe arrivare prima di maggio. Ma di qualunque segno sarà, sono prevedibili ulteriori capitoli giudiziari in appello e di fronte alla Corte di Cassazione.
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