Fermati alla frontiera con una collezione di violini antichi: assolti
Una coppia di statunitensi nel 2021 era stata intercettata a Tarvisio prima di entrare in Austria. Gli strumenti erano stati regolarmente ereditati, ma sono stati confiscati perché di interesse culturale

Erano stati fermati alla frontiera e denunciati per tentata esportazione illecita di beni culturali. Il giudice, la dottoressa Giulia Pussini, ha assolto una coppia, Paul Vazquez, 67 anni, e Kimberly Thomas Dawn, 55 anni, entrambi cittadini americani, perché il fatto non costituisce reato. I carabinieri del Nucleo Tpc di Bologna, in collaborazione con Udine e Roma e con il supporto del Norm della Compagnia di Tarvisio, il 21 maggio 2021 avevano sequestrato a Vazquez e Thomas Dawn l’intera collezione privata di strumenti musicali ricevuta in eredità dal defunto Josè Vazquez, la più grande al mondo di questo genere, databile dal 1550 al 1780.
Gli oltre 150 beni culturali, fra cui 95 strumenti musicali antichi “a corda” e altri manufatti artistici quali un vaso cinese antico, 4 spartiti d’epoca, 2 dipinti, erano stati collocati all’interno di tre furgoni, che, provenienti da Bologna, stavano per lasciare il territorio nazionale diretti in Austria senza essere in possesso, come riscontrato dai carabinieri, dell’autorizzazione ministeriale all’esportazione dei beni culturali.
Gli automezzi erano stati fermati a Tarvisio sulla rampa di accesso all’A23. Martedì, il Tribunale di Udine ha assolto Vazquez e Thomas Dawn ma ha disposto la confisca dei beni a favore del Ministero. «Sono stati entrambi assolti per mancanza di dolo – il commento del difensore, l’avvocato Luca Troyer –. La motivazione sarà depositata tra 90 giorni. La confisca delle opere d’arte è obbligatoria nel caso in cui il bene presenti caratteristiche di rilevanza per il patrimonio culturale italiano.
Avevamo chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste in quanto, a nostro giudizio, la raccolta di strumenti musicali del professor Vazquez non aveva un carattere di interesse per il patrimonio culturale italiano perché si trattava di vari strumenti da lui raccolti prevalentemente all’estero e spesso rimaneggiati. Ci riserviamo – aggiunge il legale –, lette le motivazioni della sentenza, di ricorrere in Appello per ottenere una sentenza di assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste. Questo comporterebbe la restituzione dei beni confiscati».
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