Ferie “forzate” per il personale dell’Abs

UDINE. Abs naviga a vista, oltretutto nella nebbia. L’immagine non è fantasia mediatica, ma un’espressione ricorrente nelle comunicazioni non solo dei rappresentanti sindacali, ma pure in quelle dei responsabili d’azienda.
Una settimana, la prossima, di “ferie strategiche”, con fermo impianti per quasi l’intero stabilimento, è una realtà non certo desiderata, ma se analizzata in relazione al difficile momento, testimonia il risultato di uno sforzo congiunto di vertici e parti sociali per evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Per fortuna ancora non necessari: non siamo ai livelli della crisi del 2009, lo sottolineano sindacati e azienda.
È quanto emerso da un incontro delle Rsu con i responsabili dello stabilimento, svoltasi nella mattinata di mercoledì 3 ottobre, una delle tante riunioni in cui con cadenza periodica si monitorano i programmi di lavoro in relazione al portafoglio ordini. Che al momento «mostra la scarsa visibilità dell’azienda rispetto al mercato – spiega Giuliano Vidussi, delegato Fiom-Cgil –: a questa situazione si fa fronte attraverso opportune strategie, innanzitutto attraverso la sospensione della produzione per una settimana, eccettuati alcuni reparti, facendo conto su ferie non godute dai dipendenti e permessi. Inoltre si ricorre alla flessibilità nelle competenze, che si giova di una professionalità polivalente, un obiettivo che non da oggi viene perseguito e che sarà sempre più prezioso in futuro».
La settimana con impianti fermi, che incide soprattutto sul reparto dell’acciaieria, mentre non tocca il laminatoio, «non è un bene», aggiunge il collega Claudio Stanciu, pure Rsu Fiom, «però prova che l’azienda non intende ricorrere alla cassa integrazione. Quattro anni fa, con il calo della produzione al 70 per cento, era il deserto. Ora invece siamo sul 25-30 per cento di flessione, pare più una situazione di ordine finanziario, come è tipico di questa crisi generale, più che relativa al calo delle commesse».
Sergio Drescig, segretario generale della Fim Cisl: «Sull’incontro – dice – ci riserviamo di esprimere delle valutazioni non appena ci potremo riunire per una analisi più approfondita».
Anche Drescig prende atto che c’è un momento di stanca nel mercato dell’acciaio, ma conferma il giudizio che le scelte di questi giorni sono il risultato di tre anni di sforzi congiunti per non ricorrere a misure più impattanti sui salari come il ricorso agli ammortizzatori sociali o sull’organico di stabilimento.
«Siamo in attesa di un importante investimento – aggiunge l’esponente sindacale –, che comporterà nuovi accordi circa la razionalizzazione dei costi, dei ruoli e in generale dell’organizzazione del lavoro per una migliore produttività».
Abs è quindi proiettata al futuro, al prossimo dicembre, momento in cui pare si potrà iniziare a parlare dell’innovativo reparto di rotoforgia. Luigi Oddo, segretario Uilm, apprezzando le strategie messe in atto per coprire il momentaneo calo produttivo, riferisce delle aspettative di una «nuova piattaforma per la rivisitazione di alcuni istituti contrattuali per favorire l’investimento».
È confermato quindi il clima di collaborazione e sostanzialmente di relativo ottimismo con cui le maestranze affrontano il momento difficile, considerato una ricorrenza fisiologica nell’ambito del mercato dell’acciaio e assolutamente inevitabile se confrontato con la flessione di quello automobilistico.
Conferma le difficoltà dell’azienda l’ad di Abs, Alessandro Trivillin: «Se dovesse persistere – dice il referente aziendale – qualche decisione dovrà essere presa. È facile associare l’attuale crisi a quella del 2009, ma non siamo fortunatamente a quei livelli». Trivillin non si sbilancia circa la localizzazione dell’investimento da 400 milioni per la rotoforgia, ma assicura che la criticità attuale non incide sul progetto.
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